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17 luglio 2020

Ed Kemper: "The Co-Ed Killer"







Il suo nome completo è Edmund Emil Kemper III; nato a Burbank il 18 dicembre del 1948, è un serial killer statunitense, autore di numerosi omicidi avvenuti tra il 1972 ed il 1973 negli Stati Uniti. Conosciuto come Ed Kemper o Co-ed Killer, sparò ai nonni quando aveva solo quindici anni, compiendo così il primo di una lunga serie di omicidi.
La sua famiglia era composta da suo padre, Edmund Emil Jr., sua madre Clarnell Strandberg e da sua sorella minore.
Kemper da bambino era molto intelligente, ma purtroppo manifestava già in giovane età dei disturbi psichici; si divertiva a torturare e a uccidere animali, con le bambole della sorella faceva strani giochi sessuali, era anche un piromane, ma la cosa più inquietante era che mostrava segni di necrofilia. Un giorno la sorella scherzando gli aveva chiesto di dare un bacio alla sua insegnante. Kemper, arrabbiato, le aveva risposto: "Per baciarla dovrei prima ucciderla".
Lui era molto legato alla figura paterna ed era rimasto sconvolto quando aveva saputo del divorzio che avvenne nel 1957, al seguito del quale i figli furono affidati alla madre, che li portò nel Montana. Di contro, con la madre aveva un pessimo rapporto: era una donna violenta, lo picchiava e lo umiliava di continuo, lo faceva dormire in cantina chiuso chiave, temendo che potesse abusare della sorella.
Stanco dei continui abusi e soprusi,  nel 1963 scappò di casa per andare a cercare il padre che si trovava in California. Quando arrivò, però, scopri un'amara sorpresa: suo padre infatti si era risposato e non voleva avere nessun rapporto con il figlio, che lasciò alle cure dei nonni Edmund e Maude Kemper affinché si prendessero cure del nipote.
I nonni di Ed vivevano in un Ranch nel North Fork della California, ma per lui vivere lì era un vero inferno, poiché odiava la nonna.
Il 27 agosto del 1964 a seguito del suo apparentemente immotivato odio per sua nonna, le sparò mentre stava terminando di scrivere il libro di fiabe sul quale lavorava da tempo. Quando suo nonno rientrò da una commissione, sparò anche a lui.
Interrogato dalla polizia, Ed disse delle parole decisamente agghiaccianti: "Volevo solo sentire cosa si prova ad uccidere la nonna", motivando il successivo omicidio del nonno perchè quest'ultimo, se fosse venuto a conoscenza della morte della moglie, si sarebbe infuriato con lui.
Kemper fu ricoverato nell'Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero, dove divenne amico e sorprendentemente anche assistente dello psicologo che lo aveva in cura. Su di esso furono effettuati dei test dove si scopri che possedeva un quoziente intellettivo pari a 136, parecchio al di sopra della media. Fu rilasciato nel 1969 dopo aver scontato solo 5 anni di detenzione e fu riaffidato alla madre, contro il parere di parte della commissione medica, convinta successivamente a cambiare idea in seguito all'affermazione di Kemper sul fatto che stesse meglio e che i suoi problemi d'infanzia se li era lasciati  definitivamente alle spalle. Una volta libero, Kemper lavorò presso il dipartimento autostradale nello stato della California e divenne noto tra i colleghi con il soprannome "Big Ed" affibbiatogli dal suo capo - con cui aveva stretto una solida amicizia - visto che era alto più di due metri e pesava 136 kg.
La sete di sangue di Ed Kemper, però, era ben lontana dall'essere soddisfatta.
Tra il 1972 e il 1973 commise svariati omicidi ai danni di giovani autostoppiste; le accoltellava o le strangolava, portava i cadaveri nel suo appartamento e le sezionava dopo aver abusato dei loro corpi.
Le prime 2 vittime furono Mary Ann Pesce e Anita Lucchessa, due autostoppiste diciottenni in cerca di un passaggio per l'università di Stanford. Kemper diede loro il passaggio, ma le ragazze non arrivarono mai a Stanford: le portò in una zona di campagna presso Alamada, dove prima le strangolò e infine le accoltellò, portandone i cadaveri a casa della madre, nella sua camera, e scattando loro macabre foto pornografiche. Quando finì il "servizio fotografico", fece a pezzi e mise in valigia il cadavere della Pesce, che abbandonò sul ciglio della strana vicino a una zona di montagna; Anita invece venne decapitata e la sua testa usata per il sesso orale, mentre il resto del corpo fu gettato in una scarpata.
La terza vittima di Kemper fu la quindicenne Aiko Koo, in cerca di un passaggio verso casa per non dover aspettare l'autobus. Minacciata con una pistola da Kemper, salì sull'auto e fu strangolata subito dopo che l'uomo accostò in un luogo isolato. Come fece con le altre, sistemò la giovane senza vita nel portabagagli, la portò in camera, la violentò, la smembrò e gettò quel che rimaneva in una scarpata.
La sua quarta vittima fu la studentessa diciannovenne Cindy Schall. Le sparò in testa con una calibro 22 dopo essersi offerto di darle un passaggio, ma finendo per farle fare la stessa fine delle vittime precedenti.
Rimosse perfino il proiettile dal cranio della ragazza e seppellì la sua testa in giardino con il viso rivolto verso la sua camera perchè sua madre:"voleva sempre che le persone la guardassero". 
Dopo una accesa discussione con la madre, Kemper uscì di casa in cerca di altre vittime. Incontrò le autostoppiste ventitreenni Rosalind Thorpe e Alice Liu. Diede un passaggio a entrambe dopo un primo rifiuto della Liu, convinta a entrare in auto proprio dall'amica.
Arrivati in una zona isolata, Kemper sparò ad entrambe, portò i loro corpi in camera sua per abusarne e smembrarle.
Si pensa che la voglia omicida dell'uomo si scatenasse in seguito a ogni litigio con la madre, che finì per diventare la sua ennesima vittima.
Il 20 Aprile del 1973, venne uccisa dal figlio a martellate, violentata e decapitata. Ed mise la sua testa su una mensola del caminetto e, dopo averla utilizzata come bersaglio per le freccette, le strappò le corde vocali e le gettò nel trita rifiuti. 
Gli agenti quando lo interrogarono gli chiesero il perché di quel gesto e lui rispose "mi sembrava appropriato, dato che non aveva fatto altro che urlare, strillare e inveire contro di me per anni".
La madre di Kemper, dicevamo, fu l'ennesima vittima, ma purtroppo non fu l'ultima.
L'ultima vittima fu Sally Hallet, la migliore amica della madre che, dietro la scusa di un invito a cena, venne strangolata da Ed subito dopo essere entrata in casa.
L'uomo tentò di lasciare la California, ma quando alla radio cominciò a girare la notizia degli omicidi si rassegnò, fermò l'auto, chiamò la polizia e confessò tutto quanto.
Durante l'interrogatorio ammise di aver compiuto atti di cannibalismo su una delle sue vittime, dichiarando: "effettivamente ho divorato in parte la mia terza vittima. Ho tagliato dei pezzetti di carne che avevo messo nel congelatore. Una volta scongelata, ho cotto la carne in un pentolino con delle cipolle. Poi ho aggiunto della pasta e del formaggio". Durante il processo si dichiarò insano di mente e la giuria lo dichiarò colpevole di otto omicidi richiedendo la pena di morte, che nella California dell'epoca era stata sospesa, quindi fu condannato all'ergastolo. 
Durante la detenzione, Kemper non diede mai segni di rimorso e non chiese mai scusa alle famiglie delle sue vittime, anzi, era orgoglioso del fatto che, per arrestarlo, la polizia avesse dovuto attendere la sua chiamata per costituirsi. 
Ed in carcere si laureò, insegna ancora oggi informatica e partecipa anche attivamente a un programma di trascrizione di alcune opere letterarie in alfabeto Braille per i non vedenti. Per queste attività ottenne dei premi da parte dell'amministrazione carceraria. 
Kemper ha già scontato quarant'anni di detenzione (nonostante la sua buona condotta) ed è tutt'ora detenuto al California State Prison di Vacaville, in California.
Compare nel libro "Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano" e nel suo adattamento televisivo di Netflix: Mindhunter.




A destra, l'attore Cameron Britton nei panni di Kemper nella serie Mindhunter.







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