![]() |
Alcune delle vittime accertate di Ted Bundy |
![]() |
Tratto dal libro di Elizabeth Kendall(nome d'arte) |
Lyle ed Erik Menéndez, i figli del ricco dirigente dell'intrattenimento di Beverly Hills José Menéndez, scioccarono la nazione nel 1989 ...
![]() |
Alcune delle vittime accertate di Ted Bundy |
![]() |
Tratto dal libro di Elizabeth Kendall(nome d'arte) |
Jesperson nacque il 6 aprile del 1955 a Chilliwack, in Canada, terzo figlio di cinque, tra fratelli e sorelle. Il padre era un tipo violento, era solito punirlo con cinghiate e scosse elettriche ogni volta che si trovava dei guai e Keith, seppur timido, nei guai ci si trovava spesso, sia a scuola che in casa, tra la sua irrefrenabile voglia di uccidere animali e le liti in cui rimaneva coinvolto nelle varie scuole che frequentava, per seguire i vari spostamenti del padre per via del suo lavoro.
Diplomatosi al liceo nel 1973, non frequentò il college perchè il padre era contrario, ma trovò lavoro come camionista, anche per mantenere la moglie Rose (sposata nel 1975) e i suoi tre figli, un maschio e due femmine. Il rapporto non durò molto, quando la moglie scoprì i tradimenti del marito chiese il divorzio e andò a vivere, con i figli, dai suoi genitori; era il 1990.
All'età di 35 anni era alto più di due metri e pesava oltre i centodieci chili, fu allora che comprese che avrebbe potuto uccidere una persona con relativa facilità, grazie alla sua superiorità fisica. La sua prima vittima fu Taunja Bennett, conosciuta in un bar di Portland. La portò a casa sua, la strangolò e occultò il cadavere. Per sua fortuna, Laverne Pavlinac, una donna in cerca di una scusa per porre fine alla relazione tossica che aveva con il fidanzato, si prese la responsabilità dell'omicidio, incolpando il fidanzato per averla costretta a compiere un tale gesto, Furono entrambi arrestati e processati.
Nel 1992 Jesperson tornò alla carica, questa volta in California, strangolando fino alla morte una giovane donna di Santa Nella il cui nome, a sua detta, era "Carla" o "Cindy". Nel 1994 fu la volta di Susanne, uccisa a Crestview, in Florida, stesse modalità.
Nonostante gli omicidi, solo nel 1995 la polizia iniziò a concentrare le attenzioni su di lui e dopo l'ennesimo omicidio riuscirono a incastrarlo e arrestarlo. La vittima era Julie Winningham, ma Jesperson cominciò a confessare non solo gli altri omicidi per cui altri si erano addossati la colpa o per i quali non era ancora stato trovato un colpevole, ma arrivò a dichiarare che le vittime fossero addirittura 185. Tale dichiarazione fu sottostimata dalla polizia, che ritenne ben più veritiero un totale di 8 vittime per mano di Happy Face Killer.
Condannato a tre ergastoli, nel 2010 fu incriminato per un altro omicidio, aggiungendo un quarto ergastolo alla sua pena, che sta scontando nel penitenziario di Riverside, in California.
Nel 2008 la figlia di Keith Hunter Jesperson, Melissa G. Moore, pubblicò un libro sul padre e su ciò che aveva vissuto con lui quando lei era alle elementari. Nei giorni che passavano in casa insieme, lo vedeva catturare, torturare e uccidere gattini e piccoli roditori, realizzando quanto stesse prendendo piede sempre più prepotentemente il lato sadico dell'uomo, ma non riuscendo ancora a concepire, essendo una bambina, fin dove si sarebbe spinto.
Nel 2014 è uscito un film su Happy Face Killer interpretato dal bravissimo attore David Arquette e diretto da Rick Bota.
![]() |
Il film ne segue a grandi linee la trama, pur con delle variazioni che anche a chi ha già letto la storia non saprà di "già vista" più del necessario. Ruoterà infatti intorno ai gemelli Hal e Bill che, frugando nella cantina del padre trovano la scimmietta che una volta azionata, beh, già sapete, no?
Alla regia abbiamo Oz Perkins, figlio di Anthony Perkins, l'attore del film Psycho, che oltre ad aver partecipato come attore nel seguito del film interpretato dal padre, come regista ha comunque un bagaglio piuttosto esiguo, dato che ha diretto solo cinque film, l'ultimo dei quali (escluso The Monkey) è il controverso ma efficace Longlegs del 2024, con un formidabile Nicholas Cage nei panni del cattivo di turno.
Sebbene una trama del genere difficilmente potrà portare qualcosa di totalmente nuovo per quanto riguarda la sceneggiatura o eventuali colpi di scena, sicuramente un qualcosa ispirato a uno dei racconti del re dell'orrore non passa inosservato. Negli Stati Uniti l'accoglienza è stata un "ni", ma chissà che in Italia non possa incontrare terreno più fertile in quanto a incassi e spettatori amanti del genere.
Voi lo andrete a vedere?
La sera del 20 agosto 1989, Erik e Lyle Menéndez entrarono nella loro casa di Beverly Hills armati di fucile. Spararono per sei volte al padre, una delle quali, quella sulla nuca, gli fu fatale. Alla madre invece spararono per ben dieci volte, l'ultima delle quali al viso. Accertatisi che entrambi fossero morti, chiamarono la polizia e raccontarono di aver trovato i genitori privi di vita al rientro dal cinema.
Nessuno li avrebbe mai collegati all'omicidio, se non che a insospettire gli investigatori fu lo stile di vita esagerato che i due fratelli, fin da qualche giorno dopo la morte dei genitori, avevano iniziato a sfoggiare, sperperando l'eredità che si erano ritrovati a dividersi da un giorno all'altro.
Come se non bastasse Erik, in cura dal dottor Jerome Oziel, uno psicologo, confessò il terribile crimine commesso in coppia con Lyle, quasi senza rendersene conto, forse per togliersi quel peso che stava diventando, con il passare del tempo, un macigno troppo pesante da sopportare. Questi a sua volta si confidò con la sua amante, Judalon Smyth, che disse tutto alla polizia dopo aver litigato per colpa del fatto che Oziel non voleva lasciare la moglie.
In fase processuale, la squadra di difesa dei fratelli, guidata dal formidabile avvocato Leslie Abramson, dipinse un quadro vivido dei loro tormenti infantili, sostenendo che le azioni dei fratelli non erano state il risultato di calcoli a sangue freddo ma di un disperato tentativo, per l'appunto, di sfuggire agli implacabili abusi inflitti dal padre. Presentavano prove di cicatrici fisiche, traumi emotivi e una storia di trattamenti psichiatrici, tutti presumibilmente derivanti dal comportamento crudele di José.
Nel corso degli anni, il caso dei fratelli Menéndez ha continuato ad affascinare e a provocare dibattiti. La loro storia è stata oggetto di numerosi libri, film e programmi televisivi, ognuno dei quali offre la propria prospettiva sugli eventi e le motivazioni dietro gli omicidi. La loro eredità serve a ricordare la complessità del comportamento umano, il potenziale distruttivo dell’abuso e il potere duraturo della narrazione di affascinare e sfidare la nostra comprensione del mondo che ci circonda.
Oggi è venuta a mancare l'attrice Shelley Duvall all'età di 75 anni, morta nel sonno in seguito a complicazioni dovute al diabete, di cui soffriva da tempo.
La sua partecipazione come coprotagonista in Shining, in cui interpretava Wendy, la moglie di Jack Torrance (interpretato da un altrettanto magistrale Jack Nicholson) merita una menzione particolare, poiché le riprese furono per lei stressanti ogni oltre immaginazione, ritrovandosi vessata e ricoperta di insulti da Kubrick, che voleva a tutti i costi far emergere quel lato fragile tratteggiato dal personaggio e finendo inevitabilmente per incrinare la fragilità della donna e attrice, che anche a distanza di parecchi anni ricordava quei momenti come un incubo a occhi aperti.
Sebbene la performance finale fu strepitosa e, a oggi, irripetibile, è innegabile che si debba allo stesso Kubrick il merito di tale successo, capace di trasformare il personaggio letterario di Wendy, una cheerleader bionda ed esuberante, in una donna schiava del marito violento e opprimente.
Quando attrice e personaggio si fondono insieme in un'unica persona e rimangono indelebili nell'immaginario collettivo, ecco che assistiamo a qualcosa di unico, a una prova attoriale che ben pochi possono vantare nella loro carriera. Shelley Duvall è riuscita a fare anche questo, a passare dalla Olivia di Braccio di Ferro (dimenticabilissima trasposizione cinematografica del forzuto marinaio interpretato dal compianto Robin Williams) alla Wendy di Shining, percorrendo una carriera mai interrottasi veramente, seppur riducendosi a sporadiche comparsate, l'ultima delle quali in The Forest Hills, del 2023, a causa delle sue precarie condizioni di salute.
A dare la notizia della scomparsa della donna è stato Dan Gilroy, l'uomo con cui stava insieme dal 1989, con le seguenti parole:
"La mia cara e dolce compagna di vita e amica ci ha lasciati, Dopo tante sofferenze, ora è libera. Vola via, bellissima Shelley".
Nel dicembre 1970 Roger e Carolyn Perron acquistarono un casale ad Harrisville, Rhode Island, allettati dal fatto che avesse ben 14 camere (loro avevano 5 figlie, quindi lo spazio era quantomeno necessario). Il casale era molto grande, ma essendo vecchio e secolare ebbe bisogno di una ristrutturazione che comportò un elevato esborso di denaro ai Perron.
Nel gennaio del 1971, a lavori ultimati, i Perron si trasferirono nella loro nuova abitazione e praticamente da subito cominciarono ad accadere delle "stranezze".
![]() |
Il casale di Harrisville |
La figlia più piccola, April, fece amicizia con uno spirito chiamato Manny, che divenne a tutti gli effetti il suo amico immaginario. Con il passare dei giorni anche Carolyn cominciò a notare delle stranezze, come la scopa che utilizzava per spazzare i pavimenti che, nonostante la riponesse sempre nello stesso punto, trovava di volta in volta in posti diversi della casa. Un giorno, mentre stava preparando il bollitore per il tè, avvertì qualcosa o qualcuno che la guardava, anche se in quel momento fosse da sola in casa. Un'altra volta invece trovò delle pile elettriche al centro del pavimento in cucina, subito dopo aver lavato i pavimenti. Erano tutti piccoli avvenimenti ai quali non dava nessuna importanza, ma che si intensificavano giorno dopo giorno.
Le figlie, in particolare, avvertivano la presenza di entità che le spiavano, che le seguivano tra le stanze e i corridoi, e avevano la netta sensazione che sebbene alcune di queste entità fossero innocue, altre erano invece potenzialmente pericolose e malvagie.
![]() |
Ecco la foto di Bathsheba |
Quando era ancora una giovane donna le fu dato in affido un bambino, che morì anch'egli in circostanze troppo fumose, al punto che cominciarono ad additarla come una strega.
L'autopsia sul corpo del bambino rivelò che lo stesso era morto in seguito alle convulsioni causate da un lungo ago infilzato nel cranio, fin dentro al cervello. L'accusa di stregoneria fu solo la prima accusa per Bathsheba: per la morte del bambino infatti fu accusata di omicidio colposo, accusa che venne archiviata per mancanza di prove sostanziali.
Prima di impiccarsi nel fienile, Bathsheba scrisse una lettera in cui lanciava una sorta di maledizione contro tutto e tutti: poiché nella sua vita si era sempre dovuta sudare i suoi averi, chiunque ne fosse entrato in possesso, a partire dalla stessa casa, avrebbe sofferto di terribili sciagure. Quando il medico legale si occupò della sua autopsia, affermò di non avere mai visto niente di simile: sembrava che il corpo appeso alla fune si fosse mummificato, come se la sua morte non fosse avvenuta di recente, ma decine di anni prima.
Tra gli spiriti che infestavano l'abitazione di Harrisville, infatti, quello di Bathsheba non solo era quello più malvagio, ma anche il più oppressivo di tutti, dato che si sentiva ancora come la padrona della casa non tollerava la presenza dei Perron, soprattutto quello di Carolyn. Lo spirito di Bathsheba vedeva infatti in Roger Perron uno dei suoi amanti e le bambine come le sue figlie, rendendo Carolyn, a conti fatti, un elemento estraneo per la "famiglia" che non aveva mai avuto in vita.
Questo rese Carolyn Perron la vittima più frequente dei sui attacchi, spaventandola con fruscii, incubi notturni, facendola sentire costantemente di essere osservata e facendole avere apparizioni mostruose, principalmente quando si trovava da sola. Una sera, mentre si trovava sul divano, avvertì un forte dolore al polpaccio e un brivido gelido attraversarle il corpo. quando si controllò la gamba, vide che sul polpaccio vi era una ferita circolare, come se qualcuno l'avesse morsa con forza.
I coniugi Warren, demonologi e ricercatori del paranormale molto conosciuti e stimati in quel periodo, interessatisi al caso dei Perron, giunsero proprio a questa conclusione: lo spirito di Bathsheba aveva scelto Carolyn come suo bersaglio principale, nutrendo nei suoi confronti una rabbia molto forte.
![]() |
Ed e Lorraine Warren |
Successivamente, però, i Warren ritornarono perché erano preoccupati per la situazione che stava vivendo la famiglia Perron. Purtroppo questo comportò solo un peggioramento della situazione e anche con tutta la loro esperienza non riuscivano a liberare la famiglia da questa inquietante presenza.
Alla fine, i Warren dichiararono che nei loro 50 anni di indagini paranormali, questo era il peggiore e il più significativo caso avessero mai incontrato.
La famiglia continuò a vivere in quella casa per i successivi dieci anni a causa della loro instabilità finanziaria, fino al 1980, anno in cui andarono via. Da quel momento non furono più tormentati dagli spiriti.
![]() |
Andrea Perron |
Albert Fish, noto come Hamilton Howard Fish, è nato il 19 maggio 1870 a Washington D.C., da Randall Fish e sua moglie Ellen, una famiglia fortemente disagiata. Soprannominato come il Vampiro di Brooklyn, l'Uomo grigio, il Lupo mannaro di Wisteria e il Maniaco della Luna, Albert si vantava di aver molestato più di 400 bambini e di averne uccisi più di 100, quasi tutti afroamericani, poiché la loro carnagione, una volta appresa la loro scomparsa dai media, avrebbe scandalizzato meno l'opinione pubblica.
Nella sua famiglia c'erano molti parenti che avevano delle problematiche di salute: uno zio paterno soffriva di psicosi e morì in ospedale, un fratello fece la stessa fine, il fratello più giovane soffriva di idrocefalia e morì in poco tempo, un altro fratello era affetto da alcolismo cronico, una sorella aveva una malattia mentale. La madre soffriva costantemente di allucinazioni, mentre una zia paterna era completamente pazza. Albert crebbe di conseguenza in un ambiente decisamente malsano, portandolo a a estraniarsi con la mente e conducendolo all'ossessione per il peccato e per l'espiazione mediante il dolore.
La sua infanzia fu molto dolorosa; dopo la morte del padre, Albert finì in orfanotrofio, dove restò per anni in attesa che qualcuno lo adottasse. Durante la sua permanenza nella struttura, venne ripetutamente frustrato e bastonato, facendogli scoprire il piacere derivante dal dolore fisico. Le punizioni fisiche che riceveva, addirittura, spesso gli procuravano un piacere così forte da avere l'erezione e raggiungere l'orgasmo.
Una volta uscito dall'orfanotrofio, iniziò a mantenersi facendo dei lavoretti saltuari. Nel 1898 sposò una ragazza di diciannove anni, dalla quale ebbe ben sei figli. Prima ancora del matrimonio, intorno ai dodici anni, Albert iniziò una relazione omossessuale con un ragazzo che faceva il telegrafista.
Sempre in gioventù iniziò a praticare la coprofagia (l'ingestione di feci e urine), frequentando anche i bagni pubblici per poter spiare i ragazzi che si svestivano per espletare le loro funzioni fisiologiche. Nel 1890 Albert decise di spostarsi a New York, intraprendendo la "professione" del gigolò. In questo periodo, confessò in seguito, violentò svariati ragazzi.
Nel 1917, dopo diciannove anni di matrimonio, la moglie si innamorò di un ragazzo più giovane, uno studente, lasciando Albert da solo con i suoi sei figli: Albert, Anna, Geltrude, Eugene, John e Herry.
![]() |
Foto della famiglia Fish |
Nel 1903 Albert fu arrestato per appropriazione indebita e scontò una pena nel carcere di Sing Sing, dove ebbe diverse relazioni con altri carcerati. Si presume che il suo primo omicidio sia avvenuto nel 1910 ai danni di un uomo di nome Thomas Bedden, ma la sua brutalità nei confronti dei bambini esplose probabilmente subito dopo l'abbandono della moglie.
Il 25 maggio del 1928, il giovane Edward Budd, trovandosi in serie difficoltà economiche, decise di inserire un annuncio sul giornale domenicale del New York World, alla ricerca di un lavoro per aiutare la famiglia. Qualche giorno dopo l'uscita dell'annuncio sul giornale, un uomo anziano con capelli e baffi lunghi e grigi, busso alla porta di casa dell'uomo e si presentò alla madre del ragazzo, Delia, con il nome di Frank Howard. Giorni dopo, Frank Howard giunse a casa Budd portando come regalo un bel cesto di fragole e del formaggio. La signora Budd lo convinse a rimanere per pranzo, così avrebbe conosciuto anche il marito, Albert Budd, Frank accettò volentieri l'invito e fece subito un'ottima impressione a tutta la famiglia per i suoi modi garbati e gentili, per il suo modo di porsi e per il suo portamento bene educato.
Poco prima del pranzo, entrò nella sala da pranzo la figlia della signora Budd, Grace, che all'epoca aveva 10 anni. Frank si fece sfuggire qualche complimento e per non dare sospetti regalò alla bambina 50 centesimi per comprare delle caramelle.
![]() |
Grace Budd |
Frank (che ricordiamo essere in realtà Albert Fish) finse di dover partecipare a una festa di compleanno di suo nipote e convinse la famiglia Budd a portare con sé la piccola Grace, promettendo loro che si sarebbe preso cura di lei e che l'avrebbe riportata a casa intorno alle 21:00. Da quel giorno non ebbero più notizie di loro figlia. Non fu nessuna traccia dell'esistenza di questo Frank Howard, come se non fosse mai esistito e infatti era proprio così.
Sette anni più tardi dalla scomparsa della piccola Grace fu rinvenuta, nel novembre 1934, una busta con all'interno una lettera anonima indirizzata alla famiglia Budd, che indusse la polizia a sospettare di Albert Fish. La lettera recitava pressapoco così:
La signora Budd non sapeva leggere la lettera essendo analfabeta. In verità, dopo il suo arresto, Albert ammise alla procura di aver violentato la piccola Grace, ma essendo un soggetto incline a mentire non si seppe mai se lo avesse fatto per davvero. Fu proprio grazie a questa lettera che Albert Fish fu arrestato e per la precisione fu grazie a un emblema particolare, uno stemma piccolo ed esagonale con delle lettere incise: "N.Y.P.C.B.A." che tradotto significa "New York Private Chauffeur's Benevolent Association". Un portinaio che lavorava lì disse di aver preso alcuni pacchi e documenti vari e di averli lasciati al suo alloggio al 200 Est 52nd Street. La padrona di casa fu scioccata nel sentire la descrizione di Frank Howard e affermò che l'uomo che stavano descrivendo aveva vissuto lì per ben due mesi e che passava lì regolarmente per ritirare le lettere che suo figlio gli inviava. Dovettero aspettare che arrivasse una lettera e che Fish andasse a ritirarla per poterlo arrestare, cosa che avvenne il 13 dicembre del 1934, per mano del capo investigatore William F. King.
Un giorno, un autista di linea tranviaria, Joseph Meehan, vedendo la foto di Albert su tutti i giornali locali, lo identificò come l'anziano signore che stava provando a calmare un ragazzino seduto accanto a lui sul tram. La polizia purtroppo non fu in grado di recuperare dal fiume nel quale Albert disse di aver gettato parti del corpo.
I genitori di Billy erano Elizabeth ed Edward Gaffney. Elizabeth andò a far visita ad Albert nel carcere di Sing Sing per cercare di ottenere più dettagli sulla morte del figlio. Albert confessò l'omicidio dicendo: "Portai Billy vicino alla fossa, lo spogliai e gli legai mani e piedi, poi lo imbavagliai con un lembo di straccio sporco che avevo raccolto nella fossa. Poi bruciai i suoi vestiti e gettai le sue scarpe nella fossa. Intorno alle 02:00 andai a casa e l'indomani intorno alle 14:00 tornai da lui portando con me un gatto a nove code che fabbricai in casa tagliando una mia cintura. Con questo gatto a nove code ci frustai il suo posteriore nudo fino a che il sangue non scorse sulle gambe, poi tagliai le sue orecchie, il naso e infine decisi di incidere la sua bocca da orecchio a orecchio, poi gli cavai gli occhi e fu lì che morì. Decisi di ficcare il coltello nel suo ventre e tenni la mia bocca vicino al suo corpo per bere il suo sangue. Lo feci a pezzi e misi le sue orecchie, il naso, il pene, i testicoli, un pezzo del suo posteriore e alcune fette del suo ventre nella valigia che avevo con me. Infine tagliai il resto a pezzi, misi tutto dentro dei sacchi appesantiti con delle pietre, li legai insieme e li gettai dentro al fiume, guardandoli andare a fondo in poco tempo.
Tornai a casa con la carne che avevo raccolto nella valigia e mi prepari un bel banchetto; mi feci uno stufato con le sue orecchie, il naso, pezzi della faccia e della pancia, ci misi delle cipolle, carote, rape, sedano, sale e pepe ed era tutto squisitissimo. Mangiai ogni bocconcino di quella carne in circa 4 giorni, ma la cosa più buona fu il suo piccolo pene, dolce come una nocciolina, mentre i suoi testicoli non riuscii a masticarli e dovetti gettarli nel gabinetto".
Billy Gaffney |
Albert confessò anche l'omicidio di un altro bambino di otto anni, Francis X. McDonnell, scomparso il 15 luglio del 1924 mentre stava giocando sul portico di casa sua a Richmond, Staten Island. Il corpo del bambino fu trovato nei boschi. Dalla ricostruzione della scientifica, il ragazzino fu assalito, picchiato e strangolato con le sue stesse bretelle. Parecchi testimoni dissero di aver visto un anziano signore girare in quei boschi quel pomeriggio.
Francis X. McDonnell |
Albert Fish soffriva anche di una grave forma di masochismo; raccontò che gli piaceva farsi picchiare violentemente anche dai suoi stessi figli. Era solito conficcarsi degli aghi e degli spilli all'interno del suo scroto e nella zona intorno al suo ano, così in profondità che a volte alcuni di essi non riusciva più a tirarli via. Nel suo corpo, durante una radiografia, furono trovati circa ventinove tra aghi e spilli.
La radiografia Di Albert Fish |
Il processo di Albert fu molto breve, perché l'intenzione della difesa era quello di dimostrare che Albert fosse incapace di intendere e di volere, ma nel suo metodo e nelle sue risposte si notavano un'accuratezza nei dettagli e una consapevole intenzione nel voler agire in quel modo sia nei confronti di sé stesso che dei bambini che escluse tale ipotesi.
Anche se la giuria, nonostante tutto, cercò di fargli avere l'infermità mentale, fu ugualmente condannato a morte mediante sedia elettrica, morte che avvenne il 16 gennaio del 1936.
Albert aiutò persino i suoi carcerieri a stringere le fibbie della sedia ed esclamò che la scossa elettrica era l'unica cosa che non avesse mai provato in vita sua.
Nel 2007 uscì il film documentario su Albert Fish diretto da John Borowski, con Oro Benzina e Joe Coleman. Il titolo del film è: Albert Fish: Nel Peccato trovò la salvezza.
Locandina del film "Albert Fish" |
Locandina del film "The Gray Man" |