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Voodoo

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21 marzo 2020

Resident Evil 3 (Remake)




Nessun prodotto poteva inaugurare la sezione "Bazar" meglio del remake uscito nel lontano 2000 su Playstation e che si prepara a tornare in gran spolvero per Playstation 4 (ma anche per XBox One e pc), dopo vent'anni dalla sua uscita originale. Stiamo parlando (come avrete capito dal titolo) di Resident Evil 3, che seguendo le orme del suo predecessore, anch'esso uscito per la PS4 in versione remake, punta a terrorizzare i vecchi videogiocatori e i neofiti a suon di zombie da uccidere, che in questa veste, proprio come RE2, godono di una fisicità e di un comportamento ai limiti del realismo, barcollando, aggredendo e perdendo pezzi proprio come se fossero animati da un alito di vita ultraterreno.
La sua uscita è stata posticipata, causa Covid-19, al 30 aprile di quest'anno, quindi poco più di un mese dalla pubblicazione di questo articolo, ma già è disponibile il pre-order sul Playstation Store e su Amazon, per chi non volesse perdersi l'occasione di spappolare teste putrefatte il giorno del Day One.




Per chi non conoscesse il gioco e la storia a esso correlata (dite davvero?), vi basti sapere che vi ritroverete nei panni dell'agente S.T.A.R.S. Jill Valentine, che non solo dovrà barcamenarsi tra zombie, cani inferociti e abomini da laboratorio, ma che in più di una occasione dovrà salvare la pellaccia dalle grinfie del Nemesis, il cui intento sembra quello di uccidere tutti gli agenti del reparto d'élite denominato, appunto, S.T.A.R.S. (Special Tactics and Rescue Service).
Tra una grafica da urlo ed effetti sonori da brividi alle ossa, la tensione è garantita; Capcom è riuscita ancora una volta nell'intento di accontentare i fan nostalgici, impazienti di tornare nei panni di Jill, e di tutti quelli che il gioco invece lo "vivono" per la prima volta.
Un acquisto consigliato, quindi, ma per chi volesse saperne di più vi rimando alle anteprime di SpazioGames e di Everyeye.
Prima di lasciarvi, vi ricordiamo che è presente e giocabile la demo sul Playstation Store, che permette di rivivere una delle sequenze iniziali di gioco nei pressi della metro, e che permette, oltre a farsi un'idea delle caratteristiche grafiche e di gameplay, anche di fare la conoscenza di altri due membri della S.T.A.R.S. e del protagonista assoluto di questo gioco: il Nemesis in persona.





AGGIORNAMENTO

Il gioco, contrariamente a quanto precedentemente comunicato da Capcom, risulta essere già in vendita, quantomeno presso gli store online.

20 marzo 2020

Ed Gein - Il Macellaio di Plainfield



Molti di voi sicuramente avranno visto Psyco, Non aprite quella Porta e The Texas Chainsaw Massacre, ma non tutti sanno che in questi film c'è un fondo di verità; infatti questi film sono ispirati a un famosissimo serial killer di nome Edward Theodore Gein conosciuto come Ed Gein: Il Macellaio di Plainfield. Nato il 27 agosto del 1906 da una madre con problemi mentali di nome Augusta e un padre di nome George, alcolista, da cui subì ripetuti abusi sessuali. Aveva anche un fratello di nome Henry. La famiglia Gein viveva in una fattoria fuori Plainfield, una cittadina del Wisconsin, anche se gli stessi abitanti l'avevano ribattezzata: "il buco morto dello Stato". Augusta era una donna da un carattere forte e dominante, era Luterana e una fanatica religiosa e costringeva i poveri Ed e Henry a isolarsi dalla società e, in modo particolare, verso il sesso femminile. Ogni pomeriggio leggeva ai suoi figli la Bibbia, in particolar modo l'Antico Testamento, dove si parla di morte, omicidio e punizione Divina. Questo isolamento portò Ed a ripudiare il sesso; la sua mente ormai fragile e sul procinto di deviare, lo indusse a sviluppare e a elaborare il sesso in modo errato. All'età di dieci anni Ed sperimentò il suo primo orgasmo vedendo sua madre Augusta e suo padre George macellare un maiale in un casotto vicino. Arrivato alla pubertà fu sorpreso dalla madre a  masturbarsi nella vasca da bagno, lo afferrò per i genitali definendoli la "maledizione dell'uomo" e per punizione lo immerse nell'acqua bollente.
La donna fece addirittura giurare ad Ed e a Henry che sarebbero rimasti vergini.
Quando il padre morì, nel 1940, Henry iniziò a provare insofferenza contro le limitazioni e le restrizioni impostegli dalla madre e si suppone che la sua la morte misteriosa, avvenuta nel 1944 in seguito a un incendio, fu causata dal fratello Ed, che non solo disse alla polizia che aveva perso di vista il fratello, ma paradossalmente era stato proprio lui a indicare con precisione dove si trovasse il cadavere.
Henry fu ritrovato con un trauma alla testa, alla luce del quale i poliziotti sospettarono di Ed,  arrestandolo di conseguenza, ma il medico legale, in seguito, avrebbe detto che invece il fratello era morto di asfissia.
Ed aveva una corporatura molto esile, veniva spesso deriso e umiliato dai suoi compagni, che  notavano che spesso rideva e aveva un sogghigno anche nelle conversazioni serie, come a volerli prendersi gioco di loro.
Il 29 dicembre del 1945 Augusta morì in seguito a un ictus, lasciando Ed da solo nella fattoria. 
Molti criminologi definiscono la figura della madre: "l'unico filo che ancora ne preservava la sanità mentale", di conseguenza questa perdita gli aveva causato uno squilibrio mentale irreversibile. 
Il 17 novembre 1957 una donna di nome Bernice Worden, che lavorava come commessa presso una drogheria e che era la madre del vice sceriffo Frank Worden, scomparve.
Il vice sceriffo si attivò subito e fece domande a chiunque ne sapesse qualcosa. Un residente del luogo disse che quel giorno il negozio era rimasto chiuso, un altro disse invece che Ed Gein quella mattina aveva acquistato dell'antigelo. Frank, seguendo questa pista, verificò l'ultimo scontrino battuto dalla drogheria, che corrispondeva a un gallone di antigelo. In più sul pavimento vi erano tracce di sangue e la cassa, stranamente, era stata aperta e svuotata dagli incassi.
La stessa sera Ed venne arrestato in una drogheria del West Planfield e la sua casa venne perquisita, ma fu in un capanno, sempre di proprietà dello stesso Ed, che trovarono il corpo decapitato di Bernice: il suo corpo era appesa a testa in giù dalle caviglie e sventrato a partire dalla vagina. La testa, con due grandi chiodi conficcati all'altezza delle tempie, fu trovata invece in una stanza della sua casa. Si suppone che, visto che il corpo della donna era stato abbigliato per farlo somigliare a un cervo (era stagione di caccia ai cervi in quel periodo) e in testa le aveva piantato due chiodi, come a simularne i palchi (le corna, ndr.), Ed avesse simulato l'uccisione e la trasformazione della testa in trofeo.
Fu scoperto in seguito che la donna era stata uccisa con un colpo di una carabina calibro 22.
Durante la perquisizione, furono trovate nella casa di Ed anche alcune parti di una donna scomparsa mesi prima di nome Mary Hogan, proprietaria di una piccola locanda a Plainfield.
Dentro l'abitazione furono rinvenuti anche: quattro nasi, teschi umani che ornavano la testata del letto di Ed, un cestino fatto di pelle umana, gambali creati con pelle umana, un corsetto ricavato dalla pelle di un torace femminile, una maschera creata con il viso di Mary Hogan e il suo teschio messo in una scatola, una cintura fatta di capezzoli, pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie, calotte craniche trasformate in ciotole, vestiti vari, anche questi, come la maggior parte degli altri rinvenimenti, ricavati da pelle umana.


Alcuni dei macabri oggetti ritrovati nell'abitazione di Ed Gein



Ed confesso di aver dissotterrato dal cimitero una donna che aveva le sembianze della  madre e di aver portato a casa il corpo per utilizzarlo per creare i suoi macabri oggetti di arredamento. Confessò anche di aver disotterrato altri diciotto cadaveri circa, disse anche che le tombe che profanava erano sempre fresche di funerale, prima di essere perfettamente interrate.
Ed fu giudicato mentalmente instabile e incapace di sostenere il processo e fu condotto all'ospedale a Waupan nel Wisconsin. Durante il processo, la sua dichiarazione "Non ho mai ucciso un cervo" preoccupò molto i suoi vicini di casa, ai quali Ed aveva spesso offerto carne di cervo, da lui cacciato; molto probabilmente era stata carne umana. Nel 1968 i dottori di Ed stabilirono che era abbastanza sano da sostenere il processo,tuttavia fu discolpato per infermità mentale,  passando gli ultimi 16 anni in un manicomio criminale.
Il 26 luglio del 1984 Ed morì per arresto cardiaco respiratorio, fu sepolto nel cimitero di Plainfield vicino alla madre. Per anni la tomba di Ed fu oggetto di vandalismo.
La figura di Ed Gein ispirò molti registi e scrittori tra cui il romanziere Thomas Harris e il famosissimo Alfred Hitchcock.

Alcuni dei film che presero spunto da Ed Gein furono:

-Psyco (del 1960)

-Non aprite quella porta (del 1974)

-Ed Gein - Il macellaio di Plainfield (è uscito sia nel 2000 che nel 2007)

-The Texas Chainsaw Massacre (del 2003)

-The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning (del 2006).










11 marzo 2020

La villa stregata di Mondello









Se c'è una cosa che affascina più di tutte è l'essere a conoscenza che a pochi passi da noi (metri o chilometri, non importa) possa esserci una abitazione stregata, infestata, posseduta, dalla quale - complici le leggende e le storie popolari tramandate di anno in anno - bisogna tenersi lontani se si vuole portare a casa la propria pelle.
Sebbene siamo abituati a decine di programmi che mostrano le più svariate strutture americane, che siano abitazioni, vecchi macelli o ospedali abbandonati, infestate da spettri, demoni e anime erranti, anche in Italia possiamo "vantarci" di qualche luogo da brividi alle ossa.
Uno di questi è senza dubbio Villa Caboto, una villa abbandonata da decenni situata a Mondello, in provincia di Palermo, Sicilia, e che è, a oggi, considerata una villa infestata.
Le leggende attorno alla villa sono, come da tradizione, molteplici, e ruotano tutte intorno al periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Si narra infatti che fosse una casa di piacere regolarmente frequentata da soldati tedeschi, fino a quando un plotone di soldati americani non decise di irrompere nella struttura e sterminarli tutti, prostitute comprese. Da allora le loro anime irrequiete risiederebbero ancora lì dentro.
Una variante della stessa invece suppone che fosse in realtà un quartier generale degli stessi tedeschi, dove a essere uccisi (e torturati) erano i prigionieri di guerra.
Non può mancare, come in tutte le leggende, la variante "amorosa": un uomo, la cui figlia era promessa in sposa a un ricco facoltoso di Palermo, una volta scoperto che la ragazza aveva una relazione segreta con un soldato americano, convinto che i due si trovassero nel capanno a esternare il loro amore, diede fuoco allo stesso. Peccato che nel capanno in quel momento si trovasse soltanto la ragazza, che da allora ha continuato a fare, di Villa Caboto, la propria dimora spettrale.
Qualunque sia la verità di fondo, sta di fatto che la villa da circa quarant'anni non riesce più a trovare un proprietario, soprattutto dopo la misteriosa aggressione in cui alcuni operai, intenti in corposi lavori di ristrutturazione al suo interno, riportarono svariate lesioni e contusioni dopo essere stati "spinti giù dalle scale" da una presenza invisibile.
Anche una pattuglia di carabinieri, chiamata a controllare dopo aver visto delle luci accendersi di notte nella villa (ricordiamo che la villa era ed è ancora disabitata) nel dubbio che fossero dei ladri o dei vandali, se ne uscirono con diverse lesioni, come se qualcuno gliele avesse date di santa ragione.
Insomma, qualunque sia la presenza che dimori a Villa Caboto, essa non gradisce gli intrusi e sono centinaia, se non migliaia, le testimonianze di persone che hanno sentito rumori più o meno inquietanti provenire dal suo interno, luci che si accendono e che si spengono senza alcuna spiegazione plausibile, sagome che sbirciano dalle finestre, e coloro che sono riusciti ad avventurarsi al loro interno hanno parlato di rubinetti che si aprivano da soli, sangue che cola dalle pareti, rumori di passi al piano superiore, ovviamente disabitato.
Anche Padre La Grua, noto esorcista palermitano venuto a mancare nel gennaio del 2012, si era interessato al caso, sostenendo che all'interno della villa non vi fossero degli spiriti, come si sarebbe potuto intuire dalle leggende, ma delle vere e proprie presenze demoniache.
Ad occuparsi di Villa Caboto non sono soltanto esorcisti e curiosi, ma anche professionisti di tutta Italia, compresi gruppi di Ghost Hunters (l'argomento è stato trattato anche dai Ghost Hunters 4 Mori di Cagliari sulla loro pagina Facebook) e studiosi di esoterismo, e più si scava dentro la sua storia, più si chiede in giro, più si ascoltano i racconti di chi, in un modo o nell'altro, vi ha avuto a che fare, più si rimane sconvolti dal modo in cui una, apparentemente innocua villa in stile Liberty, ha stravolto il modo di vivere e di pensare di coloro che risiedono, per forza di cose, nelle sue vicinanze.
Anche su Youtube sono parecchi i video (alcuni professionali e oggettivi, altri più puntati verso il sensazionalismo) che ne parlano e che mostrano alcune "stranezze" avvenute in tempo reale e noi non possiamo fare altro che prendere atto che certe cose, semplicemente, non possono essere spiegate o razionalizzate e che nel dubbio sarebbe opportuno starsene alla larga.

Aggiornamento: in seguito alla richiesta, per motivi legali, della rimozione della foto della vera villa di Palermo, quella che vedete è una foto puramente "illustrativa". Sul web, comunque, di foto della villa in questione ne troverete un bel po'. Abbiamo voluto precisare questo aspetto perché la correttezza per noi, come sempre, è al primo posto. 

08 marzo 2020

Il Gioco di Charlie



Si prende un foglio e si traccia una "x". Su ognuno dei quadrati creatisi, si scrive, in diagonale, due volte "si" e due volte "no".
Sulla "x" creata precedentemente si sovrappongono due matite, una sull'altra, solo allora si può chiedere a Charlie se è disposto a giocare con noi.
E' così che inizia il gioco che ha coinvolto migliaia di ragazzini di tutto il mondo, Italia compresa, e che potrebbe avere delle conseguenze decisamente nefaste.
Questo gioco, o "challenge", apparentemente innocuo, nasconde nella sua semplicità un pericolo che non sempre si individua, se non quando è troppo tardi: quello di poter contattare entità che hanno progetti ben diversi dal voler semplicemente giocare con dei ragazzini.
Se Charlie, infatti, alla domanda: "vuoi giocare con noi?" risponde di si, facendo ruotare la matita in bilico sull'altra sull'omonima parola, gli si possono fare delle domande, chiedere delle cose , purché la risposta si possa riassumere in "si" o "no". Altrimenti si riprova successivamente.
Questa challenge, che vista l'entità della stessa è stata persino vietata in alcuni Paesi, quali la Giamaica per esempio, si dimostra pericolosa per una moltitudine di motivi.
Il Charlie che viene evocato, infatti, non è un bambino simpatico e giocherellone, ma nel preciso momento in cui si chiede se voglia giocare con noi potrebbe rispondere qualsiasi entità, e vi assicuro che il più delle volte non è animata da buone intenzioni. Se a questo si aggiunge che a chiamarla, a contattarla, a voler giocare con essa, sono dei ragazzini, si può facilmente intuire quanto facile sia per la stessa entrare nelle loro case e nelle loro vite, con le amare conseguenze del caso.
Il Gioco di Charlie si potrebbe definire la versione moderna della tavola Ouija, e siccome la sua semplicità e il fascino dell'occulto lo rendono un "giochino" perfetto per animare le giornate noiose di coloro che non hanno nulla da fare, nel 2014 ha avuto un picco mondiale impressionante, tanto da interessare enti e trasmissioni televisive di tutto il mondo a parlarne per cercare di arginarne gli effetti e ridimensionare l'accaduto.
Che sia un gioco o meno, una leggenda o realtà, contattare spiriti o entità non è mai una buona idea, soprattutto perchè ciò che non riusciamo a vedere, molto semplicemente, non possiamo neanche prevederlo.
Anche su questo gioco sono tanti i video su Youtube, soprattutto girati, come accennavo prima, da gruppi di bambini o ragazzini, e vedere la matita che oscilla verso una delle due opzioni rese possibili dalla croce è sempre un brivido che, troppo tardi, si scopre di non voler provare.
Anche la famosissima rivista Focus si è interessata, in uno dei suoi articoli, al fenomeno dei giochi soprannaturali, alla ricerca di nessi scientifici con ciò che accade quando si invoca o si interpella una determinata entità in attesa di risposta, e il responso è che, in ogni caso, è sempre bene non provarci nemmeno perchè che sia scienza o meno, le implicazioni psicologiche potrebbero essere nefaste.
In tanti, dopo aver provato questo gioco, sono finiti in ospedale, dallo psichiatra o sono ricorsi alla polizia dopo aver scatenato le ire di "qualcosa" di indefinito, risvegliato e disturbato dal suo sonno eterno, pronto a vendicarsi per l'affronto subito solo per chiedere se riusciranno a passare un determinato esame o se il/la bello/a della classe usciranno con loro.
Un video su Youtube, pubblicato da All Urban Central, potete vederlo cliccando qui e mostra alcuni "giochi" di Charlie andati decisamente male, a voi le conclusioni.
Cosa ne pensate? Riuscireste a superare la paura di evocare uno spirito maligno per la curiosità di chiedere a esso qualcosa di cui vorreste morbosamente conoscere la risposta? 



03 marzo 2020

L'isola delle bambole (Isla de las munecas)



Sui canali di Xochimilco, a circa 30 chilometri di distanza da Città del Messico, c'è un'isola la cui caratteristica fa rabbrividire chiunque, per caso o per curiosità, si trovi a visitarla.
Appesi ai rami degli alberi, infatti, c'è una moltitudine di bambole che penzolano come cadaveri da una forca, con i corpi mutilati, smembrati, gli abiti logori, gli occhi cavi e le espressioni ormai deturpate e irriconoscibili.
Si narra che l'artefice di questa macabra "esposizione" sia un certo Don Julian Santana Barrera, custode del luogo, che un giorno vide una bambina annegare nelle acque della laguna senza però riuscire a salvarla.
L'uomo fu preso dal rimorso per non essere riuscito a salvare quella piccola anima e quando giorni dopo, nello stesso punto della laguna, vide una bambola galleggiare, convinto che fosse lo spirito della bambina la raccolse e la appese a un albero, come a voler dare una degna sepoltura e un ultimo, triste saluto a quella bambina che spirò sotto i suoi stessi occhi.
Da allora, per i 50 anni a venire, l'uomo avrebbe raccolto tutte le bambole che avrebbe trovato sul suo cammino, perlopiù abbandonate o gettate tra i rifiuti perchè vecchie o malconce, e le avrebbe appese ai rami degli alberi, chi dice per far compagnia alla prima bambola da lui trovata, chi invece afferma che lo facesse perchè la sua era divenuta una vera e propria ossessione.
L'immagine di queste bambole appese, senza neanche tentare di ripararle o ripulirle dal lerciume, è sicuramente un pugno allo stomaco per chiunque, anche perchè ciò che si nasconde dietro è inevitabilmente divenuto leggenda e come tutte le leggende si snoda su più binari e su più retroscena.
Barrera sarebbe impazzito dopo il trauma della bambina annegata, e questo lo avrebbe spinto ad agire in quel modo, salvando tutte le bambole che incontrava sul cammino per espiare la colpa di non aver potuto fare altrettanto con lei; altri ancora affermano che appendesse quelle bambole per rallegrare la sua anima, altri ancora che fosse per allontanare gli spiriti maligni che infestavano l'isola e che causavano quelle terribili morti.




L'uomo continuò a comportarsi così, recuperando vecchie bambole rotte e appendendole agli alberi, fino al 17 aprile del 2001, giorno della sua morte che avvenne, fatalità volle, nello stesso punto in cui era morta quella bambina diversi decenni prima.
Suo nipote dichiarò che da quando era avvenuto quel tragico evento suo zio era cambiato, non era più lo stesso, come se qualcosa lo stesse tormentando.
Soltanto dopo la morte dell'uomo quell'isola, fino ad allora passata inosservata, divenne meta di turisti, che spesso portavano e continuano a portare bambole da appendere ovunque, contribuendo a rendere quell'atmosfera e quel luogo, se possibile, ancora più inquietanti.
Tra di essi, in molti sostengono di aver udito degli strani rumori e delle voci incorporee, come ragazze che bisbigliano frasi incomprensibili o bimbi che giocano tra di loro, anche quando intorno non ci sono né ragazze, né bambini.
Che sia vero o semplice frutto della suggestione, è innegabile che qualcosa abbia spinto Don Julian Santana Barrera a comportarsi in quel modo, perchè nella sua testa, che mancasse qualche rotella o meno, qualcosa gli diceva che quello era ciò che doveva fare.



Una visita all'Isola delle bambole è sicuramente un'esperienza difficile da dimenticare, sia per la storia che si cela dietro di essa, sia per l'atmosfera che si respira camminando tra centinaia, se non migliaia, di piccoli corpi di plastica appesi, ammuffiti e deteriorati.
Quando si lascia l'isola, l'impressione non cambia: quei corpicini, simili a tanti gruppi di bambini sospesi, sembrano salutare i visitatori, avvertendoli della pericolosità del luogo e vegliando, così come aveva fatto prima di loro Barrera, sulle anime di tutti coloro che vi avevano perso la vita.