Post in evidenza

Il caso dei fratelli Menendez.

Lyle ed Erik Menéndez, i figli del ricco dirigente dell'intrattenimento di Beverly Hills José Menéndez, scioccarono la nazione nel 1989 ...

Visualizzazione post con etichetta Oggetti Maledetti / Posseduti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Oggetti Maledetti / Posseduti. Mostra tutti i post

23 febbraio 2025

The Monkey: il film basato sul racconto di Stephen king

 






Il 20 marzo vedrà il suo debutto nelle sale cinematografiche italiane il film The Monkey (Negli Stati Uniti il film è uscito il 21 febbraio), basato sul racconto del sempre più prolifico Stephen King.
Il racconto, uscito nel 1985 nella raccolta di racconti Scheletri, parla del ritrovamento, da parte di un ragazzo, di una scimmietta giocattolo che, una volta azionata, provoca la morte di una persona a lui cara. Sbarazzatosi del malefico giocattolo, si ritroverà suo malgrado faccia a faccia con esso in età adulta.

Il film ne segue a grandi linee la trama, pur con delle variazioni che anche a chi ha già letto la storia non saprà di "già vista" più del necessario. Ruoterà infatti intorno ai gemelli Hal e Bill che, frugando nella cantina del padre trovano la scimmietta che una volta azionata, beh, già sapete, no?

Alla regia abbiamo Oz Perkins, figlio di Anthony Perkins, l'attore del film Psycho, che oltre ad aver partecipato come attore nel seguito del film interpretato dal padre, come regista ha comunque un bagaglio piuttosto esiguo, dato che ha diretto solo cinque film, l'ultimo dei quali (escluso The Monkey) è il controverso ma efficace Longlegs del 2024, con un formidabile Nicholas Cage nei panni del cattivo di turno.

Sebbene una trama del genere difficilmente potrà portare qualcosa di totalmente nuovo per quanto riguarda la sceneggiatura o eventuali colpi di scena, sicuramente un qualcosa ispirato a uno dei racconti del re dell'orrore non passa inosservato. Negli Stati Uniti l'accoglienza è stata un "ni", ma chissà che in Italia non possa incontrare terreno più fertile in quanto a incassi e spettatori amanti del genere.

Voi lo andrete a vedere?



01 ottobre 2021

La piantagione Myrtles










Nel 1701, a St. Francisville, Lousiana, il giudice Clark Woodruff avviò una piantagione. A quell'epoca, per avviare le piantagioni, venivano sfruttati gli schiavi. Come la storia purtroppo ci racconta, a quei tempi gli schiavi erano le "vittime" preferite della classe nobile e medio-borghese, nonché la forza lavoro a costo zero preferita dagli stessi, subendo soprusi, punizioni corporali e umiliazioni all'ordine del giorno. La piantagione di Woodruff fu creata, secondo le voci dell'epoca, sopra un terreno di sepoltura indiano; questo lui lo sapeva benissimo e nonostante questo non gli importò di dissacrare le tombe per sgombrare il terreno. Con il passare degli anni crebbe una vera e propria guerra familiare per chi dovesse avere più soldi e potere. Nella piantagione e nella abitazione annessa furono commessi una decina di omicidi, tanto che tutta la proprietà è stata classificata tra le più infestate d'America dopo Casa Matusita, e si racconta che i fenomeni paranormali siano molto frequenti ancora oggi. Ora la piantagione Myrtles svolge la funzione di bed e breakfast dopo un opportuno restauro, ma i fenomeni paranormali lasciano pensare che sia circondata da energie negative e oscure. All'interno di questo luogo, infatti, si trova uno degli oggetti più maledetti al mondo, che dall'aspetto può sembrare un normalissimo specchio del XVIII secolo, ma anch'esso ha un lato oscuro e sinistro.


Lo specchio "maledetto"


Le storie legate allo specchio, nel corso degli anni, hanno attirato un gran numero di visitatori. Alcuni raccontano che delle volte il suo riflesso mostra delle immagini orribili e distorte di coloro che osano specchiarsi al suo interno. Altri invece dicono di aver visto riflessi una donna con dei bambini dall'aspetto orribile, i corpi decomposti e gli occhi bianchi che danno l'impressione di scrutare dentro l'anima. Vengono anche viste delle impronte di mani di bambino, come se provenissero dalla parte interna dello specchio. I "fantasmi" di questa donna e di questi due bambini si dice che appartengano alla moglie e ai figli di Clark Woodruff, morti per avvelenamento per mano di Chloe, una schiava indiana alle dipendenze di Woodruff, che si era invaghito di lei, violentandola in più occasioni. Chloe aveva meditato una vendetta nei confronti del padrone e della sua famiglia, così aveva deciso di servire una torta avvelenata in modo da sterminarli tutti quanti. Tuttavia, il signor Clark non mangiò la torta, salvandosi dalla morte. La moglie e i figli, però, non ebbero la stessa fortuna: mangiarono la torta e, tra atroci dolori, morirono. In seguito a tale tentato omicidio riuscito solo in parte, Chloe fu impiccata all'albero vicino all'abitazione.
Nella piantagione Myrtles ci sono anche altri fantasmi che si possono materialmente vedere e percepire, come ad esempio tre soldati della guerra civile uccisi nei pressi della casa, o due bambini, vestiti con dei grembiulini, che pare furono uccisi dalla loro stessa madre. E' stato anche avvistato più di una volta il fantasma di una donna francese, intenta a piangere e a lamentarsi, asciugando le sue lacrime con un fazzoletto di pizzo nero, seduta sul porticato della piantagione nell'eterna attesa di qualcuno. 


Presenza riflessa sul vetro (cerchiata in giallo)


Presenza riflessa allo specchio (cerchiata in rosso)


A chiudere il quadro generale delle presenze che infestarono e infestano tutt'ora l'intera piantagione, c'è il fantasma di William Drew Winter, un avvocato che ha vissuto nella proprietà tra il 1860 e il 1871, anno in cui fu assassinato. Il fantasma di quest'ultimo lo si sente salire le scale barcollante, arrivando fino al diciassettesimo scalino per poi fermarsi di colpo. Si presume che sia morto proprio su quello scalino.


Foto che si trova all'interno della casa


Presenza immortalata nei pressi dell'abitazione (cerchiata in rosso)



19 settembre 2021

Mandy: la Bambola Maledetta

 









Al Quesnel Museum della Columbia Britannica, in Canada, tra tutti gli oggetti, le reliquie e i reperti storici esposti, spicca una bambola che, per via del suo aspetto e della storia che si cela dietro di esso, ha affascinato gli abitanti del luogo, i media canadesi e persino la direttrice del museo, Ruth Stubbs. Questa bambola si chiama Mandy e a fare così scalpore, così tanto notizia, è il fatto che si presume sia maledetta.
Mandy, diminutivo di Mereanda, è una bambola del 1900 fabbricata in Europa (probabilmente in Germania o nel Regno Unito) e fu donata al museo nel 1991 da una donna che sosteneva che la bambola avesse causato svariati incidenti e fosse stata la principale protagonista di parecchie "stranezze". La bambola di porcellana, quando fu donata, era in pessime condizioni, con crepe sul volto, il corpo spezzato, i vestiti sporchi e rovinati. La donna aveva raccontato alla direttrice che spesso si svegliava nel cuore della notte sentendo il pianto di una bambina, proveniente dal piano di sotto della sua abitazione. Ogni volta che andava a controllare non trovava alcuna traccia della presenza di una bambina, ma trovava sempre le finestre aperte e le tende spostate, nonostante prima di andare a letto avesse chiuso tutte le porte e le finestre della sua abitazione. Inoltre la donna notava che sparivano numerosi oggetti e suppellettili e non riusciva spiegarsene il motivo. Tutti questi spaventosi e inspiegabile accadimenti, la portarono a disfarsi della bambola. La direttrice sentendo questa storia aveva deciso di prenderla con sé e di tenerla esposta al museo.



Lo staff del museo sostenne che all'arrivo della bambola si verificarono strani avvenimenti, come spostamenti e sparizioni anomale di oggetti vari, un po' come succedeva a casa della precedente proprietaria. I visitatori del museo furono da subito attratti da Mandy e dal suo aspetto decisamente inquietante fissandola e discutendo di continuo, stregati dal suo sorriso sinistro e dal suo volto deturpato. Alcuni visitatori cominciarono a sostenere che osservandola bene è come se qualcosa di lei ti entrasse dentro, sentendo qualcosa di strano che ti pervade, come sensazioni ed emozioni intense e contrastanti, ma soprattutto dei brividi lungo la schiena. Altri visitatori sostengono che gli occhi di Mandy si muovano seguendo le persone all'interno del museo, altri ancora affermano addirittura di averla sentita parlare e ridere. Furono accusati anche dei malfunzionamenti alle telecamere di sicurezza e alle macchine fotografiche di coloro che avevano tentato di scattarle una foto. Numerosi parapsicologi hanno avuto a che fare con Mandy nel tentativo di comprendere quanto di quelle affermazioni, di quelle storie e di quelle testimonianze fosse vero. Tra pareri contrastanti, diversi sostennero che la bambola avesse delle energie maligne legata al suo passato, che si suppone sia oscuro, ma che resta comunque del tutto ignoto. 
In seguito a quell'inaspettato successo da parte di visitatori sempre più numerosi e assidui, Mandy fu spostata e sistemata in una teca, regalandole uno spazio tutto suo.




A oggi, Mandy è ancora esposta e continua a far parlare di sé i visitatori, attirati al Quesnel Museum dalla sua storia e dalla leggenda a essa legata.


02 agosto 2021

La Shadow Doll

 





Abbiamo spesso parlato dei famosi demonologi Ed e Lorraine Warren e dei casi che hanno trattato e da cui hanno tratto ispirazione tantissimi film a tema horror. Uno dei nostri post, per esempio, parla della bambola Annabelle, una bambola di pezza posseduta da un demone alquanto potente e pericoloso. Ma la bambola Annabelle non è stata l'unica ad essere oggetto delle attenzioni dei Warren. Ce n'è un'altra, che attualmente si trova nel Warren's Occult Museum, la famosissima Shadow Doll. A differenza di tutte le altre bambole dall'aspetto innocente e rassicurante, infatti, la bambola Shadow ha un aspetto cupo e sgradevole. Non è nota l'origine di questa bambola, né tanto meno il motivo del perché fu creata con queste sembianze, ma i Warren affermarono che fosse stata utilizzata principalmente in riti satanici, e che la sua creazione fosse avvenuta per mezzo della magia nera, usando ossa umane, denti e unghie di origine animale. Si narra anche che, se questa bambola appare nei tuoi sogni, è altamente probabile che sia un incubo. Alta solo pochi centimetri, la Shadow Doll indossa un mantello nero e la sua testa è ricoperta da una strana chioma formata da centinaia di piume di corvo. La sua bocca è perennemente aperta, come se avessero voluto rappresentarla intenta in un urlo sempiterno.
I suoi occhi, minuscoli e inquietanti, è come se fossero alla ricerca dell'anima e delle paure più recondite di chi si azzarda anche solo a incrociarne lo sguardo. A differenza di Annabelle, la Shadow Doll è terrificante fin dal suo aspetto, ma stranamente, nel museo, è esposta senza alcuna teca protettiva. Questa bambola maledetta diffonde il suo male in modo insolito, ma non per questo meno efficace. Si dice che chiunque osi scattarle una foto, questa poi appaia nei suoi sogni, trasformandoli in veri e propri incubi. Chiunque l'abbia creata non l'ha fatto con l'intento di dar gioia ai bambini o per un semplice scherzo o ornamento di Halloween, no, chi l'ha fatta voleva far del male in maniera segnante a coloro che ne avessero avuto a che fare.




Una leggenda narra che alcune persone, dopo averla sognata, ne fossero rimaste talmente scosse da aver avuto un attacco di cuore. Si sa davvero ben poco del suo passato, le poche notizie giunte fino a noi provengono da ciò che sono riusciti a trovare i Warren con le loro ricerche e da un venditore di oggetti antichi, che essendo entrato in possesso di questo pericoloso oggetto, era riuscito a piazzarlo vendendolo a una coppia di collezionisti che erano rimasti colpiti dalle sue sembianze mentre curiosavano tra le cianfrusaglie impolverate di quel negozio. Dopo l'acquisto, però, erano cominciati i primi problemi. I due coniugi avevano iniziato a fare strani incubi e parlandone insieme, avevano capito che i loro non erano semplici incubi, ma avevano lo stesso incubo in comune, legato alla bambola Shadow. Inoltre il marito si era ritrovato con dei graffi su tutta la schiena e sul collo, a prima vista causati da mani e dita così piccole che potevano risalire solo alla bambola. 




A quel punto, i due si convinsero di contattare i Warren e affidare loro la Shadow Doll. 
Una delle paure che all'epoca convinse Lorraine Warren a prendere la bambola era legata alla magia nera che era stata utilizzata per crearla, una magia talmente potente che, se venisse distrutta, ciò che è stato relegato al suo interno sarebbe libero di accedere al nostro piano dimensionale e, di conseguenza, al nostro mondo.




Nel video di Lorraine Warren e del suo Warren's Occult Museum, al minuto 1:49 viene mostrata la bambola Shadow.

20 febbraio 2020

La bambola Robert



Quanti di noi da bambini giocavano con i propri pupazzi e le proprie bambole credendo che si muovessero e che parlassero con noi? Oggi le bambole sono sempre più realistiche, addirittura alcune sembrano dei veri neonati (le cosiddette bambole "reborn") che possono apparire perfino spaventose.
Alcuni secoli fa le bambole erano delle fedeli riproduzioni di esseri umani e spesso erano delle riproduzioni piuttosto inquietanti, come la famosissima  "Robert The Doll", di cui sicuramente alcuni di voi avranno sentito parlare, che è considerato uno degli oggetti più infestati al mondo dopo Annabelle (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo).
Per quasi 115 anni Robert ha affascinato, spaventato e scombussolato il pubblico e ancora oggi continuano ad accadere cose strane in sua presenza.
La sua altezza è uguale a un bambino di età compresa tra i 4 e 5 anni, vestito con abiti da piccolo marinaretto; i suoi occhi sono delle perline nere dall'aspetto vacuo e le sue guance sono ricoperte di buchi. Tiene in grembo un cagnolino con grandi occhi sporgenti e un'espressione allegra.
La storia inizia nel 1906 a Key West, un'isola della Florida. Su questo aspetto ci sono due varianti: la prima racconta di una tata di colore, originaria delle Bahamas, che regalò la bambola a un bambino di 5 anni di nome Robert Eugene Otto. Si suppone che la donna odiasse la famiglia del bambino, per il quale lavorava, e che praticasse antichi rituali associati al Voodoo, facendo sì che in quell'innocente e tenero regalo si nascondesse, in realtà, una potente maledizione. Per far sì che la maledizione avesse effetto, si narra che i capelli della bambola fossero stati prelevati proprio dal piccolo Robert. La seconda invece racconta che la bambola fu acquistata in Germania da un nonno per regalarla al suo nipotino.
Indipendentemente da come la bambola fosse arrivata al bambino, lui se ne era innamorato e gli aveva dato il suo stesso nome, portandolo ovunque egli andasse e vestendolo con i suoi stessi abiti.
Dopo l'ingresso della bambola in casa cominciarono a verificarsi piccole stranezze, oggetti che sparivano, giocattoli distrutti e rumori notturni, come se qualcuno corresse in giro per la casa.
Quando i genitori accusavano il bambino per gli oggetti spariti o per i rumori, come se fossero dei dispetti, lui rimbalzava l'accusa alla bambola Robert, dicendo che fosse lui il colpevole di tutto. "Robert did it!" (è stato Robert!) era la sua risposta di sempre.
Spesso i suoi genitori lo sentivano conversare amabilmente con il suo bambolotto, altre volte vi litigava animatamente e quando le sue urla li costringevano a entrare in camera per vedere cosa stesse succedendo, lo ritrovavano rannicchiato e impaurito in un angolo.
La presenza della bambola cominciava ad essere opprimente, il bambino iniziò ad avere incubi frequenti, si svegliava gridando in preda alla paura e quando i genitori correvano da lui notavano sempre mobili spostati e oggetti sparpagliati sul pavimento, ma la sua risposta era sempre la stessa: la colpa era della bambola. I genitori, stanchi della situazione, decisero di rinchiudere la bambola in soffitta e porre fine così al problema.
Gli anni passarono e il bambino crebbe senza più pensare al suo omonimo "amico" di un tempo, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Chicago e l'Art Students League di New York e infine andò alla Sorbona parigina, dove conobbe sua moglie Anne. Dopo la morte del padre, Robert ne ereditò la casa e ci andò a vivere con sua moglie. Fu allora che, cercando di sistemare i vecchi ricordi di famiglia, rovistò in soffitta ritrovando il suo amico di infanzia, come se avesse aspettato paziente il suo ritorno.  Da quel momento tra i due si creò nuovamente un legame estremamente morboso.




La moglie trovava inquietante questo legame tra Robert e la sua bambola, pensò addirittura che suo marito fosse impazzito quando le comunicò la volontà di creare una stanza solo per essa, completa di mobili e giocattoli perfettamente proporzionati alla sua grandezza, in modo che potesse guardare fuori dalla finestra. La stanza del suo amico Robert sarebbe stata quella che si trovava in cima alla torretta della loro abitazione.
Una volta, un idraulico che era stato assunto per fare delle riparazioni nella casa della famiglia Otto, sostenne di aver sentito delle risate di bambini, sebbene Robert e sua moglie non avessero figli. Incuriosito dalle voci, ne aveva seguito la provenienza e si era accorto che le voci provenivano dalla stanza in cima alla torretta. Quando era entrato nella stanza, aveva notato la bambola e senza un motivo preciso il suo corpo fu pervaso dai brividi. Era come se lo stesse fissando, sul pavimento c'erano diversi giocattoli disposti a caso e l'uomo aveva avuto come la sensazione di aver interrotto un bimbo mentre si stava divertendo con i suoi giochi preferiti, solo che in quella stanza, a parte lui, c'era soltanto un bambolotto e il suo fido cagnolino di stoffa.
La moglie si teneva a distanza dalla bambola più che poteva, diceva che si sentiva osservata e la trovava spesso in posizioni diverse da come l'aveva lasciata. Inoltre diversi vicini di casa le riferirono di avere visto il bambolotto affacciarsi a finestre di stanze diverse, e tutto questo quando i coniugi Otto non erano in casa. Nonostante le perplessità della donna, suo marito Robert non volle mai liberarsene, e soltanto quando morì, nel 1974, lei si decise a relegare nuovamente la bambola in soffitta e vendere la casa.
La famiglia Reuter, nuovi proprietari dell'immobile, avevano una figlia di nome Myrtle, che appena trovò la bambola la portò nella sua cameretta per giocarci insieme alle altre della sua collezione.
Ma ben presto cominciarono di nuovo i dispetti, spostando oggetti e mettendo in disordine.
Una notte la bambina si svegliò gridando e disse ai suoi genitori che la bambola l'aveva aggredita nel tentativo di ucciderla, cosa che afferma tutt'ora, anche se ormai è una donna adulta.
Robert The Doll adesso risiede all'East Fort Martello Museum, in Florida, dentro una teca di vetro, donato dall'ultima proprietaria, dopo essersi risvegliata con un principio di soffocamento causato dalla bambola sedutasi sul suo viso.
Molti visitatori giurano di aver visto la bambola muoversi, passarsi il cagnolino da una mano all'altra e di averla sentita anche ridere. Chiunque tenti di scattargli una foto senza chiedergli formalmente il permesso si ritroverebbe soltanto una sfilza di immagini sfocate e soltanto all'uscita dal museo i dispositivi usati per scattare le fotografie riprenderebbero a funzionare regolarmente.
Robert The Doll è divenuto una delle attrazioni più famose della Florida, una tappa imprescindibile per gli appassionati dei ghost tour, ma continua a essere un "bambino" discolo e dispettoso, seguendoti con lo sguardo dai suoi occhi neri e profondi, giocando nella sua teca con il suo cagnolino e sfidando chiunque non gli porti il dovuto rispetto.



14 febbraio 2020

Dipinti maledetti: il bambino che piange



Quando si parla di oggetti posseduti o maledetti, difficilmente li si riconduce a qualcosa che nasce per motivi totalmente opposti, quali un'opera d'arte per esempio, soprattutto se l'opera d'arte ha, come tema centrale, degli innocenti bambini.
Invece è quello che sembra essere accaduto a una serie di dipinti realizzati dal pittore Bruno Amadio (sotto lo pseudonimo Giovanni Bragolin) e che volevano mostrare ai turisti in gita a Venezia, l'orrore della Seconda Guerra Mondiale, da poco terminata non senza gravi strascichi sociali, politici ed economici.
Questa serie di ritratti, (circa 27 in tutto) raffiguravano tutti, come già detto in precedenza, lo stesso soggetto: un bambino, o una bambina, con lo sguardo sofferente, gli abiti malconci e una lacrima che scende copiosa sulla guancia paffuta. 
Fin qui nulla di strano, in effetti i quadri non solo attiravano i turisti, ma venivano anche acquistati per arredare una parete spoglia della casa o per fare bella mostra di sé sul camino.
Le voci su una presunta maledizione presero piede soltanto anni dopo la morte del pittore (avvenuta nel 1981), quando, a Rotherham, una casa venne distrutta da un incendio e a salvarsi, indenne dalle fiamme, fu un unico oggetto: un quadro raffigurante un bambino piangente.
Da quel momento, altre abitazioni sembravano prendere fuoco nel corso degli anni senza alcuna apparente spiegazione, dove a salvarsi era sempre e solo uno dei dipinti "maledetti" di Bragolin.
Questi dipinti, venduti per pochi spiccioli, non solo furono venduti con estrema facilità in tutto il Regno Unito, ma tra originali e copie si diffusero migliaia di "bambini piangenti" nelle case, i cui abitanti iniziarono a credere a un vero e proprio maleficio, al punto che il periodico britannico The Sun ne parlò in uno dei suoi articoli, e tutto questo grazie a un accordo economico fatto da Bragolin con una società inglese decisa ad acquistarne i diritti per via dell'interesse che suscitavano nelle persone.
Furono allora fatte svariate ricerche, atte ad approfondire la storia dei dipinti e dello stesso Bragolin, ma come sempre accade in queste storie, la realtà finì inevitabilmente per mischiarsi alla leggenda e alle mere speculazioni, ritraendo una versione dei fatti di cui appare impossibile scinderne le tre parti.
Ne uscì fuori allora che Giovanni Bragolin avesse utilizzato, come modelli dei suoi dipinti, alcuni bambini di un orfanotrofio, maltrattandoli e picchiandoli affinché il loro sguardo e la loro espressione fosse identica a quella che lui stava cercando: quella di un bimbo sofferente.
Si parlò anche di un bambino, soprannominato "El Diablo", il cui odio per gli orrori della guerra appena terminata e che gli aveva strappato via i suoi affetti più cari, si riversò sulla tela al punto da imprimerne la propria maledizione a chiunque l'avesse posseduta.
C'era chi affermava che i quadri risultavano totalmente ignifughi e chi sosteneva addirittura che dondolassero da soli, come sospinti da una forza invisibile.







Gli stessi vigili del fuoco provarono a dare una spiegazione razionale alla faccenda, nella speranza di mitigare la pandemia che dilagava tra tutte le persone (ed erano tante) che possedevano almeno uno di quei dipinti, spiegando che il pannello sul quale erano stampati era un legno particolarmente duro e trattato chimicamente al punto da renderlo ignifugo, ma la paura era tanta e a nulla valse spiegare che non è che prendevano fuoco le abitazioni in cui si trovassero dei bambini piangenti, ma che questi dipinti erano così largamente diffusi che spesso, quando una abitazione si incendiava, dentro vi se ne trovava una copia.
Intanto il Sun approfittò della situazione a suo favore, cercando di trasformare le segnalazioni (che aumentavano esponenzialmente giorno dopo giorno) in una vera e propria campagna mediatica in cui si chiedeva di inviare, presso la loro redazione, tutti i quadri maledetti, che una volta raccolti sarebbero stato bruciati pubblicamente nella speranza di mettere fine una volta per tutte a questa maledizione.
I dipinti raccolti furono innumerevoli e come promesso vennero accatastati e bruciati in pubblico, con sollievo dei loro ex proprietari e per la felicità del The Sun, che se ne uscì, anche in questo caso, con un eclatante articolo dedicato alla fine della maledizione dei bambini che piangono.



La storia riguardante la maledizione dei bambini che piangono emerge spesso fuori tra blog e social network, soprattutto in concomitanza con la festa di Halloween, ed è innegabile che al di là delle spiegazioni razionali e della realtà dei fatti, c'è un certo interesse verso questi poveri bambini e la ragione delle loro lacrime, perché un bambino che piange spezza sempre il cuore di chi lo vede, qualunque ne sia la causa.

09 febbraio 2020

Annabelle



Un caso che ancora oggi attrae e fa discutere milioni di curiosi riguarda la famosissima bambola Annabelle, considerata la bambola posseduta (o maledetta) per eccellenza.
Tutto ebbe inizio nel 1970, quando una mamma entrò in un negozio dell'usato e comprò per il compleanno di sua figlia Donna una bambola.
Donna a quel tempo frequentava il college, pronta a laurearsi in medicina, e abitava in un piccolo appartamento con la sua amica e collega universitaria Angie.
A Donna piacque così tanto la bambola da portarla nel suo appartamento, ma poco tempo dopo lei ed Angie cominciarono a notare cose strane che la riguardavano.
Sembrava muoversi da sola (accadimento, questo, che accomuna spesso quasi tutti gli oggetti posseduti, soprattutto se riproducono fattezze umane come, appunto, le bambole), e spesso veniva trovata in un'altra stanza anche se nessuno l'avesse spostata.
In qualche occasione trovarono la bambola seduta sul divano con le gambe accavallate e le braccia conserte,  altre volte appoggiata su una sedia in camera da pranzo.
Capitava sovente che Donna, dopo aver lasciato la bambola sul divano prima di andare al lavoro, al suo rientro la trovava sul letto con la porta chiusa.
Un giorno l'aveva anche trovata in piedi, incredibilmente sulle sue gambe di pezza.
Una notte, quando la ragazza tornò dal lavoro, trovò di nuovo la bambola sul letto, ma stavolta c'era qualcosa di diverso. Avendo avvertito un forte senso di inquietudine, la prese e la ispezionò, trovando delle gocce di sangue sulle mani e sul petto. Si spaventò perché non capiva come dal nulla fosse apparso questo liquido rosso sulla bambola. Insieme alla sua coinquilina, spaventate e in preda al panico, contattarono un medium, che attraverso una seduta spiritica disse loro che la bambola era posseduta dallo spirito di una bambina di 7 anni il cui nome era Annabelle Higgings. Le ragazze, intenerite dalla storia della bambina, gli permisero di rimanere dentro la bambola e di continuare a vivere con loro.
Un amico delle ragazze, di nome Lou, una notte si fermò a dormire da loro e fin da subito sembrava che avvertisse che qualcosa non andava in quella bambola, pur senza conoscerne i retroscena.
Quella stessa notte Lou si svegliò confuso e impaurito, ma nell'appartamento non c'era niente che non andasse.
Il ragazzo si sentiva diverso, come in preda a una paralisi notturna, notò che ai suoi piedi c'era Annabelle, che iniziò a salire sulle sue gambe fino ad arrivare sul suo petto, per poi fermarsi sul collo ed iniziare a strangolarlo , per poi svanire come un brutto sogno.
Il giorno dopo il ragazzo si svegliò, metabolizzò quanto accaduto durante la notte e si rese conto che quello che era successo non era stata una paralisi e neanche incubo, quindi di comune accordo con Donna e Angie, si decise che era il momento di sbarazzarsi della bambola, cosa che infine non fecero.
Un pomeriggio, mentre i ragazzi si stavano organizzando per fare un viaggio, si udi un suono proveniente dalla stanza di Donna, come se qualcuno avesse rotto il vetro di una finestra.
Lou si precipito immediatamente nella stanza per capire cosa stesse accadendo e chi fosse stato, ma una volta aperta la porta e accesa la luce, notò che non c'era nulla fuori posto, ma sopratutto non c'era nessun segno di effrazione, né alcun vetro rotto.
Nella stanza c'era solo Annabelle, riversa sul pavimento. Lui gli si avvicinò e avvertì come se ci fosse qualcuno alle sue spalle, ma quando si voltò non vide nessuno.
In un attimo si ritrovò piegato dal dolore, con il sangue che si spandeva da sotto la sua camicia; la sbottonò, la aprì e notò dei grossi graffi di artigli sul petto.


Lorraine Warren con la bambola Annabelle


Successivamente i ragazzi, attraverso un parroco di una chiesa, contattarono i coniugi Ed e Lorraine Warren, noti investigatori del paranormale.
Ed all'epoca era uno dei pochi demonologi ufficialmente riconosciuti dalla chiesa cattolica,  mentre Lorraine era invece una nota sensitiva.
I Warren, dopo alcuni episodi e indagini abbastanza accurate, presto scoprirono che la bambola non era posseduta dallo spirito della bambina, ma da un demone. Lo scopo di esso era di avvicinarsi alle ragazze con l'intenzione di possedere una delle due o entrambe. 
Le ragazze, terrorizzate, consegnarono Annabelle ai coniugi Warren, che la rinchiusero in una  teca di vetro e la sistemarono nel loro Museo dell'Occulto nel Connecticut, dove a oggi è ancora conservata.
Durante un'intervista alla figlia dei coniugi Warren, Judy Spera  raccontò che i genitori le avevano imposto due regole per non svegliare Annabelle: "non darle confidenza" e "non guardarla negli occhi".


L'indicazione sul vetro dice: "Attenzione, non aprire assolutamente"



Il 2 ottobre del  2014 uscì nelle sale cinematografiche il film Annabelle, diretto dal regista John R. Leonetti , con Annabelle Wallis, Alfre Woodard, Vera Farmiga e Patrick Wilson, a cui seguirono Annabelle 2: Creation (2017) e Annabelle 3 (2019).