Marie Delphine LaLaurie è stata una serial killer statunitense nota per le crudeli torture che riservava ai suoi schiavi e ai suoi inservienti di colore.
Nata il 19 marzo del 1787 a New Orleans, era la prima di cinque figli. Sua madre, Marie Jeanne Lovable, era nota nell'ambiente come la "vedova Lecomte": il padre di Delphine, infatti, Barthelmy Louis Macarty, era il marito della donna in seconde nozze.
La vita di Delphine, contrariamente a quella che si potrebbe ipotizzare per un futuro serial killer, è sempre stata tranquilla e serena. Come se non bastasse, tale agio era derivato dal fatto che sia la famiglia di origine della madre che quella del padre erano membri di spicco della comunità creola di New Orleans.
L'11 giugno del 1800, a soli 13 anni (ma all'epoca tale età era considerata comune per contrarre matrimonio), Delphine sposò Don Ramon de Lopez y Angullo, un alto ufficiale spagnolo, ma il matrimonio durò solo qualche anno, poiché Don Ramon morì durante una trasferta di famiglia in Spagna. Nel 1808 la donna si sposò nuovamente con Jean Blanque, un banchiere molto stimato, nonché avvocato rinomato, e con il quale ebbe quattro figli, tre femmine e un maschio: Marie Louise Pauline, Marie Louise Jeanne, Louise Marie Laure e Jeanne Pierre Paulin.
Tutti insieme vissero a Ville Blanque, la villa acquistata dall'uomo per crescere la loro famiglia, poi anche il secondo marito di Delphine morì e lei attese fino al 1825 per risposarsi con Leonard Louis LaLaurie, un dottore.
Nel 1832 fece costruire un maestoso palazzo di tre piani con annesso alloggio per i loro schiavi.
Possedere degli schiavi in quel preciso periodo storico, purtroppo, non era affatto una cosa strana, e nessuno si poneva domande più di tanto sull'attività che veniva svolta al palazzo dei LaLaurie, fino a quando una ragazzina di colore di 12 anni (schiava anch'essa), si gettò dal balcone, a quanto pare impaurita dalla punizione che la sua padrona le avrebbe impartito per averle accidentalmente tirato i capelli mentre la stava pettinando.
Quando anche un secondo schiavo si gettò dalla finestra del terzo piano e si cercò di farlo passare come un banale incidente domestico, furono effettuati dei controlli nella dimora di Delphine da parte delle forze dell'ordine, che però non trovarono nulla di rilevante.
Iniziarono a circolare voci sulla presunta malvagità della donna, malvagità che riversava sui suoi poveri schiavi, con sevizie e umiliazioni che non risparmiava nemmeno durante le serate conviviali che organizzava a palazzo.
La crudeltà della donna, però, era ben peggiore di quello che lasciava intravedere o che la gente pensasse, e fu soltanto il caso a far sì che la verità venisse a galla una volta per tutte. Il 10 aprile del 1834, infatti, nella dimora scoppiò un incendio e quando i vigili del fuoco accorsero per spegnerlo, Delphine, inizialmente, si rifiutò di farli entrare. Dopo gli inutili e insensati tentativi della donna di respingerli, riuscirono finalmente a entrare, trovandosi di fronte uno spettacolo a dir poco agghiacciante.
La cuoca, colei che aveva appiccato l'incendio, forse nel vano tentativo di attirare l'attenzione o di porre fine alle sue sofferenze, era incatenata alla pesante stufa in ghisa della cucina, ma la scena peggiore si presentò loro quando salirono nella temutissima (gli schiavi si uccidevano pur di non andarci) soffitta: uomini e donne torturati fino allo stremo, mutilazioni, ferite infette e purulente, chiusi in gabbia come animali e immersi nei loro stessi escrementi e fluidi corporei.
Alcuni furono trovati con le labbra cucite e la bocca piena dei loro stessi escrementi, altri ancora avevano orbite vuote e incancrenite lì, dove un tempo avevano gli occhi.
Quando l'incendio fu domato, gli abitanti del quartiere irruppero nell'edificio in segno di rivolta, perchè ben sapevano dei terrori che covava la soffitta della dimora LaLaurie.
Di Delphine, però, furono perse le tracce, complice il caos creato dall'incendio. Una delle figlie affermò che la madre fosse scappata in Francia, e più precisamente a Parigi, ma non vi furono mai prove certe di ciò.
Persino l'anno della sua morte rimane un mistero: alcune, ufficiose fonti dicono che sia morta nel 1842, altre invece nel 1849.
Per i testimoni che videro con i loro occhi i risultati di tali barbarie, dimenticare quanto visto sarà stato impossibile, soprattutto pensando che quegli esseri umani, già ridotti in schiavitù, dovettero subire esperimenti incredibilmente dolorosi e sadici, dalle fratture provocate in modo da dar loro un aspetto e una forma "animale" a lacerazioni talmente profonde da farne uscire, penzolanti, gli intestini e gli organi interni.
Questa serial killer, oltre che essere dotata di una crudeltà senza pari, mai come adesso si inserisce in un contesto in cui la discriminazione razziale, seppure siano cambiati i tempi, le mentalità e, per fortuna, le leggi, è tristemente sempre attuale.
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Kathy Bates nel ruolo di Delphine LaLaurie in AHS:Coven
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