Tra i leader religiosi più spietati e controversi della storia americana, il nome di Ervil LeBaron evoca un'ombra lunga e terrificante. Autoproclamatosi "Profeta di Dio" alla guida della setta poligama conosciuta come Church of the First Born of the Lamb of God, LeBaron orchestrò una scia di sangue che tra gli anni '70 e '80 portò alla morte di almeno 25 persone.
Dietro la facciata di una missione divina, nascondeva un disegno di potere, vendetta e terrore che trasformò il culto in una vera e propria organizzazione omicida.
Nato nel 1935 in una comunità mormone fondamentalista nello Utah, Ervil LeBaron crebbe in un contesto dove il fanatismo religioso era la norma. Carismatico e manipolatore, utilizzò la dottrina per legittimare ogni atto di violenza, reinterpretando il concetto biblico di "blood atonement" - l'idea che alcuni peccati possano essere espiati solo con il sangue del colpevole.
Per LeBaron, ogni rivale dottrinale o discepolo ribelle diventava un "nemico di Dio" da eliminare. Il risultato fu un culto che mescolava poligamia, controllo psicologico e omicidio ritualizzato.
Tra le sue vittime ci furono leader religiosi rivali, membri della propria famiglia e seguaci sospettati di disobbedienza. Gli omicidi non erano semplici esecuzioni: venivano pianificati con precisione, affidati a "squadre della fede" composte da devoti pronti a uccidere senza esitazione, convinti che stessero compiendo la volontà divina.
Molti degli assassinii furono brutali, con colpi di pistola a distanza ravvicinata, agguati notturni vere e proprie cacce all'uomo in più Stati e persino in Messico. LeBaron impartiva ordini diretti, spesso in codice, e si assicurava che i colpevoli fossero giustiziati senza possibilità di redenzione.
La paranoia alimentava ulteriormente la violenza: chiunque poteva passare, da un giorno all'altro, da fedele discepolo a bersaglio designato.
Anche dopo il suo arresto nel 1979 e la condanna all'ergastolo, la macchina della morte di LeBaron non si fermò. Dal carcere continuò a comandare, scrivendo un documento noto come "Il Libro della Nuova Alleanza", in cui ordinava l'esecuzione di 50 persone considerate traditori.
Molti di quegli omicidi vennero effettivamente compiuti anche dopo la sua morte in cella, nel 1981, prova dell'inquietante lealtà e del condizionamento psicologico che aveva instillato nei suoi seguaci.
Il caso di Ervil LeBaron resta uno dei più inquietanti esempi di come il fanatismo religioso possa degenerare in violenza sistematica. Dietro la maschera di un profeta, LeBaron agì come un boss criminale, trasformando la fede in uno strumento di controllo e condanna a morte.
Oggi, la sua storia è un monito sulle pericolose derive del potere carismatico e sulla fragilità di chi, in cerca di verità, può cadere preda di un messia oscuro.
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