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18 agosto 2021

Aokigahara (Jukai): la foresta dei suicidi





C'è una foresta di 35 km quadrati che si estende a nord-ovest del monte Fuji in Giappone, precisamente nella prefettura di Yamanashi. La foresta si chiama Aokigahara, che significa "Mare di alberi silenti". Ha una vegetazione molto fitta e la sua estensione è talmente ampia che è possibile trovare sia rocce laviche che vere e proprie caverne di ghiaccio. Questa foresta è tristemente conosciuta in Giappone e nel resto del mondo per essere teatro di innumerevoli suicidi. Nel 1998 vennero trovati 74 corpi in avanzato stato di decomposizione, nel 2002 ne vennero trovati 78; nel 2010 al suo interno avvennero 247 suicidi, nel  2014 ne avvennero 110, nel 2016 173 e nel 2018 se ne contarono addirittura 340. Nel vano tentativo di dissuadere la gente dall'addentrarsi nella foresta per compiere l'estremo gesto, furono affissi numerosi cartelli, ma pare che questo, più che funzionare da deterrente, scateni l'effetto opposto. Il tasso di suicidi in Giappone, del resto, è tra i più alti al mondo. 




Corrono delle leggende su questa foresta; gli abitanti che vivono nelle vicinanze sostengono che sia maledetta e che le anime del passato, intrappolate in questo luogo, attirino a sé i passanti più sensibili, le persone fragili, malate, o individui con dei problemi che in quel momento sembrano irrisolvibili, convincendoli ad inoltrarsi nella selva oscura per venirne inghiottiti e successivamente ritrovati cadaveri. Numerosi sono i casi di visitatori che, senza alcun problema apparente di depressione o di salute, furono ritrovati impiccati.




Sia i visitatori che gli abitanti vicini ad Aokigahara, dicono che il silenzio della foresta sia un qualcosa che ti entra dentro e ti offusca la lucidità. Le modalità di suicidio più usate sono due: l'impiccagione e l'overdose da farmaci. I corpi senza vita vengono regolarmente ritrovati in diverse zone delle foresta, alcuni completamente nudi, come se avessero voluto offrirsi a una qualche divinità con il loro sacrificio.




Ad alimentare queste leggende fu anche il romanzo giallo di Kuroi Jukai, scritto da Seicho Matsumoto nel 1960 e che termina con la drammatica morte di due amanti che si suicidano proprio in questa foresta. Il nome Aokigahara è anche associato all'usanza detta ubasute (tradotto in: abbandono di una persona anziana) del 1800, in cui i membri anziani venivano accompagnati e guidati fin dentro la foresta dai loro cari per poi abbandonarsi alla morte. Tale usanza era necessaria nei periodi di carestia al fine di far fronte alle carenze di cibo sacrificando i membri più deboli e meno produttivi, gli anziani appunto. Sempre secondo la leggenda, dopo la loro morte si trasformavano in yurei, anime incapaci di raggiungere l'aldilà. Nel 1993 uscì, non senza polemiche, anche il "Manuale Completo del Suicidio", scritto da Wataru Tsurumi, le cui copie furono spesso ritrovate accanto ai corpi nella foresta. 
Il problema dei suicidi di Aokigahara è talmente rilevante che ogni anno viene incaricata una squadra di ricerca per recuperare i cadaveri, accentrarli in punti comuni e sorvegliarli fino all'arrivo delle autorità.

Nel 2015 uscì il film La foresta dei sogni , diretto da Gus Van Sant, con Matthew McConaughey, Naomi Watts e Ken Watabase.


Locandina del film

La trama narra di un uomo che, spinto dall'amore e dal rimorso, si reca in Giappone, nella misteriosa foresta di Aokigahara, per intraprendere un difficile cammino di riflessione e di sopravvivenza.

 



Nel 2016  uscì Jukai - La foresta dei suicidi, diretto da Jason Zada, con Natalie Dormer e Taylor Kinney.

Locandina del film


Il film racconta la storia di una ragazza americana arrivata in Giappone per ritrovare la sorella misteriosamente scomparsa. La ricerca la porta ad addentrarsi all'interno di un'antica foresta, nota per essere la destinazione di persone intenzionate a suicidarsi.




Sulla famosissima piattaforma di Netflix, invece, nel documentario Dark Tourist del 2018, la seconda puntata si svolge nella foresta di Aokigahara.

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