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Il caso dei fratelli Menendez.

Lyle ed Erik Menéndez, i figli del ricco dirigente dell'intrattenimento di Beverly Hills José Menéndez, scioccarono la nazione nel 1989 ...

11 settembre 2021

Il mito del Wendigo

 






I nativi americani, più spesso di quanto avrebbero mai potuto pensare, si ritrovavano a corto di cibo e, più in generale, di scorte alimentari. Le cause potevano essere molteplici: un pessimo raccolto, per esempio, una serie di sfortunate battute di caccia o delle epidemie che decimavano la popolazione e parte di coloro addetta all'approvvigionamento.
Capitava, così, che quando arrivava l'inverno, l'unico modo per procurarsi del cibo, per sopravvivere, era dedicarsi al cannibalismo. Di solito le "prede" erano gli anziani delle tribù, i deboli, coloro che non avrebbero comunque superato la stagione fredda o il periodo critico.
Quando ciò accadeva, si diceva che coloro che si erano dovuti nutrire di carne umana erano stati posseduti dal Wendigo, una creatura demoniaca capace di assumere sembianze umane e la cui credenza era diffusa tra le varie tribù degli attuali Stati Uniti d'America, del Canada e delle foreste settentrionali della Nuova Scozia.
Il Wendigo viene raffigurato, a grandi linee, come un essere di grandi dimensioni, con lunghi artigli e una bocca con denti affilati ma priva di labbra. Può essere provvista di corna ed è dotata di una velocità sovrumana.
Abile cacciatore di giorno, imbattibile la notte, è capace di rincorrere le prede per lunghi tragitti, per mangiarle vive una volta raggiunte.
La causa della trasformazione in Wendigo differisce da tribù a tribù: può essere causata dal morso da parte di un altro Wendigo, da una sua possessione spirituale o per mezzo di uno sciamano.
Quando questo avviene, la persona sente un irrefrenabile impulso a nutrirsi di carne umana, che conseguirebbe a chi se ne ciba velocità, forza e immortalità.


Rappresentazione del Wendigo


La leggenda del Wendigo è spesso associata al Bigfoot (o Sasquatch), anche se le caratteristiche fisiche di questi due esseri sono quasi del tutto differenti, dimensioni a parte.
Stephen King, noto scrittore canadese di romanzi horror, spesso nei suoi libri fa riferimento al mito del Wendigo; In Pet Sematary, per esempio, è il filo conduttore che collega il vecchio cimitero Micmac agli avvenimenti nefasti che accadono alla famiglia Creed.
Molto probabilmente, questo mito, questa leggenda, nasce con l'esigenza di fare da deterrente contro il cannibalismo, pratica abbastanza diffusa tra le tribù indiane del Nord America in situazioni di scarsità di cibo, come accennato a inizio articolo.
La figura del Wendigo è terreno fertile per le produzioni letterarie, cinematografiche e televisive, come nel film tratto dall'omonimo romanzo (di cui abbiamo appena fatto cenno) Pet Sematary del 1989 e di cui è uscito un remake nel 2019, nel secondo episodio della prima stagione della serie Supernatural o nel videogame Until Dawn, uscito in esclusiva nel 2015 per Playstation 4 e i cui mostri contro cui battersi sono appunto i Wendigo.

06 settembre 2021

Il cimitero di Moon Point








A sud della città di Streator, nell'Illinois, precisamente lungo la Route 23, si trova il Moon Point Cemetery. Il nome è dovuto a Jacob Moon, uno dei primi europei che nel 1800 colonizzò la regione e che aveva scelto quella terra per creare un cimitero di famiglia. Questo cimitero è molto antico e risale alla Guerra Civile; è anche conosciuto con il nome di  Moon Creek Cemetery. 




Il cimitero divenne famoso inizialmente per alcuni racconti sulle anime di soldati caduti e di entità demoniache che si aggirano tra le tombe al calare delle tenebre. Alcuni residenti della zona dicono che sia di giorno che di notte avvengono numerosi eventi inspiegabili, come risate di bambini, graffi sulla pelle, ombre e figure di persone tra le tombe. Tra le varie testimonianze, quella più interessante riguarda il fantasma di Hatchet Lady, il fantasma di una donna che, da quello che si narra,  vaga nel cimitero per vegliare sulla tomba di suo figlio, morto per le gravi ferite subite in guerra. La donna, una contadina che viveva nella periferia di Steator, dopo la morte del figlio ogni giorno si recava sulla sua tomba per piangerne la prematura scomparsa. Era solita andare in giro portando con sé un'ascia e il motivo era tanto di semplice deduzione quanto abbastanza contrastante con il suo aspetto mite da signora di una certa età: a quei tempi, infatti, era pieno di briganti e di profanatori di tombe, attratti anche e soprattutto da quelle dei militari, spesso seppelliti con le loro medaglie d'oro e d'argento, quindi la sua fedele ascia fungeva da deterrente nel caso, malauguratamente, ne incontrasse qualcuno. 


Hatchet Lady


Alcuni testimoni dicono che la si sente urlare o a volte anche solo sussurrare "andate via", ma non è chiaro a chi siano rivolte le sue parole. Oltre al suo fantasma, le testimonianze di quelli del luogo narrano di un'altra entità, quella di un ragazzo vestito con abiti del 1800 che si aggira nei pressi del cancello del cimitero e nelle aree circostanti. Si vedono anche delle luci fluttuanti, conosciute come Orb, di colore  rosso o bianco. Sono stati anche segnalati degli strani rumori dal custode del cimitero che, nel 2014, affermò di udirli provenire dalle spesse lastre di marmo delle tombe, come se dal sottosuolo qualcuno desse dei pugni come a volersi aprire un varco verso l'esterno, rumori che, a sua detta, duravano anche svariati minuti. 
Queste leggende, questi racconti e queste testimonianze, purtroppo, oltre a portare pubblicità a Streaton e al cimitero stesso, portano anche vandali e ragazzini curiosi che si intrufolano di notte alla ricerca di un fantasma da avvistare o lapidi da danneggiare. Per questo motivo, i residenti e la polizia locale hanno unito le forze e, soprattutto la sera, si affiancano a vicenda per pattugliare il cimitero ed evitare incursioni indesiderate.

02 settembre 2021

Gli Yūrei

 





Gli Yūrei sono degli spiriti di origine Giapponese. La leggenda narra che possono infestare persone, oggetti e luoghi. Non compaiono mai a caso, ma in luoghi ben precisi: dove furono uccisi, per esempio, seguendo il loro assassino o stando vicino alle persone che hanno amato. 
Per scacciarli, vengono praticati diversi rituali: quello funebre, che è anche il più comune, o quello dello scioglimento del legame con i vivi. Nel caso ci fosse uno Yūrei più "resistente" al rituale si dovrà procedere con un vero e proprio esorcismo.
Esorcizzare uno Yūrei non è come esorcizzare una persona posseduta da un demone tradizionale, così come avviene nella liturgia cattolica. In questo caso, infatti, l'esorcista tenta di "soddisfare" la richiesta che lo lega ancora al mondo terreno, mentre nel caso di uno spirito il cui corpo non abbia ricevuto una degna sepoltura, un cadavere che magari è stato occultato e mai ritrovato, per far sì che l'esorcismo funzioni è necessario trovare il corpo in questione e celebrare il funerale.
Ci sono diversi tipi di Yūrei. L'Onryō, per esempio, è un fantasma vendicativo che perseguita colui che l'ha maltrattato in vita. L'esorcismo, in questo caso consiste nel compiere la vendetta che l'anima sofferente brama. Se la vendetta non fosse realizzabile, l'esorcista dovrà procedere con dei diversi riti di purificazione. Il metodo più interessante nell'esorcizzare uno Yūrei è quello shintoista, nel quale si utilizza un Ofuda, un talismano consistente in un foglio su cui viene scritto il nome di un Kami, una parola Giapponese usata per indicare uno spirito soprannaturale o una divinità. L'Ofuda va premuto sulla fronte del posseduto, oppure lo si appende nel luogo infestato finché il luogo non sarà purificato dallo Yūrei.


Ofuda


In Giappone c'è un "gioco" che viene fatto per far manifestare gli Yūrei e che ha la stessa funzione delle sedute spiritiche effettuate con la tavola Ouija. Questo gioco si chiama Hyakumonogatari Kaidankai e funziona così: si accendono 100 candele e ogni partecipante racconta a turno una storia di fantasmi detti Kwaidan. Al termine di ogni racconto va spenta una candela e dopo che anche l'ultima candela viene spenta, lo Yūrei si materializza nel luogo in cui è stato evocato. 
Inizialmente gli Yūrei erano rappresentati come se fossero delle persone normali, poi con lo sviluppo della letteratura, della pittura e del teatro, iniziarono a essere descritti e raffigurati con delle precise caratteristiche.


Yūrei

Vengono infatti rappresentati con dei lunghissimi capelli neri, una veste bianca molto ampia che impedisce di vedere la parte inferiore del loro corpo, le braccia tese in avanti, un andamento fluttuante e delle fiammelle che virano tra il blu e il viola intorno a loro. Nei manga, lo  Yūrei viene rappresentato con in testa un fazzoletto bianco piegato a triangolo.


Yūrei nella tradizione nipponica
Yūrei nei Manga



Come accennato prima, ci sono varie categorie di Yūrei:


Jibakurei

Spirito di un suicida o di qualcuno morto con dei rimpianti, infesta un particolare luogo.


Hyōirei 

Fantasma che si insinua nel corpo di un vivente, molto simile a una possessione.


Onryō 

Fantasma vendicativo che torna nel mondo dei vivi per perseguitare colui che l'ha maltrattato in vita.


Goryō

Spirito di aristocratico ucciso o tradito dai propri servi che torna per chiedere vendetta.


Funayūrei

Spettro di marinaio morto in mare, se sale su una nave ne causa l'affondamento.


Gaki (o Preta)

Nato e diffuso nell'ambito della cultura buddista, è un fantasma morto col peccato dell'avarizia o della gelosia, è condannato a desiderare di sfamarsi e dissetarsi invano e viene raffigurato con particolari oggetti nelle mani. Spesso è disgustoso e avvilito.


Jikininki

Una variante del precedente fantasma, ma condannato a cibarsi di cadaveri.


Ikiryō

Particolare forma di spirito che si manifesta quando la persona ancora in vita ha un forte desiderio di vendetta. Appare vicino ai familiari.


Zashiki-warashi

Fantasma di bambino, è spesso molesto.


18 agosto 2021

Aokigahara (Jukai): la foresta dei suicidi





C'è una foresta di 35 km quadrati che si estende a nord-ovest del monte Fuji in Giappone, precisamente nella prefettura di Yamanashi. La foresta si chiama Aokigahara, che significa "Mare di alberi silenti". Ha una vegetazione molto fitta e la sua estensione è talmente ampia che è possibile trovare sia rocce laviche che vere e proprie caverne di ghiaccio. Questa foresta è tristemente conosciuta in Giappone e nel resto del mondo per essere teatro di innumerevoli suicidi. Nel 1998 vennero trovati 74 corpi in avanzato stato di decomposizione, nel 2002 ne vennero trovati 78; nel 2010 al suo interno avvennero 247 suicidi, nel  2014 ne avvennero 110, nel 2016 173 e nel 2018 se ne contarono addirittura 340. Nel vano tentativo di dissuadere la gente dall'addentrarsi nella foresta per compiere l'estremo gesto, furono affissi numerosi cartelli, ma pare che questo, più che funzionare da deterrente, scateni l'effetto opposto. Il tasso di suicidi in Giappone, del resto, è tra i più alti al mondo. 




Corrono delle leggende su questa foresta; gli abitanti che vivono nelle vicinanze sostengono che sia maledetta e che le anime del passato, intrappolate in questo luogo, attirino a sé i passanti più sensibili, le persone fragili, malate, o individui con dei problemi che in quel momento sembrano irrisolvibili, convincendoli ad inoltrarsi nella selva oscura per venirne inghiottiti e successivamente ritrovati cadaveri. Numerosi sono i casi di visitatori che, senza alcun problema apparente di depressione o di salute, furono ritrovati impiccati.




Sia i visitatori che gli abitanti vicini ad Aokigahara, dicono che il silenzio della foresta sia un qualcosa che ti entra dentro e ti offusca la lucidità. Le modalità di suicidio più usate sono due: l'impiccagione e l'overdose da farmaci. I corpi senza vita vengono regolarmente ritrovati in diverse zone delle foresta, alcuni completamente nudi, come se avessero voluto offrirsi a una qualche divinità con il loro sacrificio.




Ad alimentare queste leggende fu anche il romanzo giallo di Kuroi Jukai, scritto da Seicho Matsumoto nel 1960 e che termina con la drammatica morte di due amanti che si suicidano proprio in questa foresta. Il nome Aokigahara è anche associato all'usanza detta ubasute (tradotto in: abbandono di una persona anziana) del 1800, in cui i membri anziani venivano accompagnati e guidati fin dentro la foresta dai loro cari per poi abbandonarsi alla morte. Tale usanza era necessaria nei periodi di carestia al fine di far fronte alle carenze di cibo sacrificando i membri più deboli e meno produttivi, gli anziani appunto. Sempre secondo la leggenda, dopo la loro morte si trasformavano in yurei, anime incapaci di raggiungere l'aldilà. Nel 1993 uscì, non senza polemiche, anche il "Manuale Completo del Suicidio", scritto da Wataru Tsurumi, le cui copie furono spesso ritrovate accanto ai corpi nella foresta. 
Il problema dei suicidi di Aokigahara è talmente rilevante che ogni anno viene incaricata una squadra di ricerca per recuperare i cadaveri, accentrarli in punti comuni e sorvegliarli fino all'arrivo delle autorità.

Nel 2015 uscì il film La foresta dei sogni , diretto da Gus Van Sant, con Matthew McConaughey, Naomi Watts e Ken Watabase.


Locandina del film

La trama narra di un uomo che, spinto dall'amore e dal rimorso, si reca in Giappone, nella misteriosa foresta di Aokigahara, per intraprendere un difficile cammino di riflessione e di sopravvivenza.

 



Nel 2016  uscì Jukai - La foresta dei suicidi, diretto da Jason Zada, con Natalie Dormer e Taylor Kinney.

Locandina del film


Il film racconta la storia di una ragazza americana arrivata in Giappone per ritrovare la sorella misteriosamente scomparsa. La ricerca la porta ad addentrarsi all'interno di un'antica foresta, nota per essere la destinazione di persone intenzionate a suicidarsi.




Sulla famosissima piattaforma di Netflix, invece, nel documentario Dark Tourist del 2018, la seconda puntata si svolge nella foresta di Aokigahara.

16 agosto 2021

Libri su esorcismi e possessioni



Per la sezione Bazar, questa volta, vogliamo consigliarvi tre libri che riguardano il mondo delle possessioni demoniache e degli esorcismi e che vi faranno comprendere e conoscere ciò che si cela dietro al maligno. Di film sul tema ce ne sono a bizzeffe, ma spesso ci dimentichiamo che anche nella vita reale accadono eventi di questo genere, eventi che richiedono l'intervento di un esorcista, e considerando che quest'ultimo, per effettuare il suo intervento, deve essere nominato e autorizzato dal vescovo, è chiaro che non siano solo suggestioni, non sempre almeno.
Date un'occhiata ai nostri suggerimenti e ricordate che nella sezione commenti potete sempre dire la vostra!


Professione esorcista. I più sconvolgenti casi di possessione e liberazione




Padre Cesare Truqui è allievo di Padre Amorth e Segretario Generale dell'Istituto Sacerdos di Roma, che in questo libro racconta la sua ventennale esperienza sul mondo degli esorcismi. Edito da Piemme, è in vendita su Amazon a questo link.




Il diavolo, oggi. Le ultime parole di un grande esorcista




Padre Gabriele Amorth è stato forse uno dei più grandi e noti esorcisti della diocesi di Roma, ha scritto diversi libri sul tema degli esorcismi, testimonianze in prima persona di una lotta tra il bene e il male che dura ancora oggi. Il suo ultimo libro, edito anche questo da Piemme e disponibile su Amazon a questo link, racconta dell'odierna influenza del demonio non solo sulle singole persone, ma anche sui popoli e sulle società. Padre Amorth è scomparso nel 2016.



Il mio nome è Satana. Storie di esorcismi dal Vaticano a Medjugorje




Ultimo suggerimento per un libro scritto da Fabio Marchese Ragona, che indaga, interroga sacerdoti e cerca testimonianze varie tra coloro che hanno effettuato esorcismi e quelli che l'esorcismo l'hanno vissuto in prima persona. Edito da San Paolo Edizioni, lo trovate a questo link.


Tre suggerimenti tra decine e decine di libri sull'argomento, scritti da tre autori diversi, con diverse esperienze e soprattutto, diversi punti di vista; qualunque sia il vostro, non rimarrete delusi in nessun caso.

13 agosto 2021

Arne Johnson: "per ordine del diavolo"

 




Il film The Conjuring - Per ordine del diavolo è liberamente ispirato a una storia vera, quella del processo ad Arne Johnson, nel quale per la prima volta nella storia della giurisdizione americana, la possessione demoniaca giunse in Tribunale come attenuante di un omicidio.
La vicenda ebbe inizio nel giugno del 1980, quando Arne Johnson e la sua fidanzata Debbie Glatzel  iniziarono la ristrutturazione della loro nuova casa a Brookfield, nel Connecticut. La casa era in affitto e il proprietario si chiamava Alan Bono. il fratellino di Debbie, David, volle andare ad aiutarli e si trasferì lì per qualche giorno. David nei primi giorni iniziò a mostrare strani comportamenti: diceva di vedere un'ombra scura nel corridoio che lo seguiva e di sentire strani rumori provenienti dalla soffitta. Il 3 luglio David si svegliò urlando raccontando a Debbie e ad Arne che un uomo con grandi occhi neri, un volto con lineamenti simili a un cane o a un lupo e con denti appuntiti gli voleva fare del male. Lo aveva descritto come un vecchio dai capelli bianchi, due corna sopra la testa, che con una voce gracchiante e profonda gli aveva detto che dovevano andarsene immediatamente tutti quanti o avrebbe fatto loro del male. La sorella cominciò a spaventarsi quando vide contusioni e graffi sul corpo del piccolo David, lesioni che si manifestavano durante la notte e che non avevano nessuna spiegazione logica e razionale. Quando anche Arne fu testimone diretto di uno di questi avvenimenti, in seguito a un graffio apparso in pieno giorno sul braccio di David, decise congiuntamente con Debbie di riportarlo dai genitori e di chiedere aiuto ai coniugi Ed e Lorraine Warren, in quel periodo famosi per essere parte attiva nella lotta contro le possessioni demoniache e, più in generale, nelle investigazioni sul paranormale.



La famiglia Glatzel, con l'appoggio dei Warren, diede il consenso a praticare una serie di esorcismi su David da parte di quattro sacerdoti cattolici. Qui sotto la registrazione audio dell'esorcismo di David. 




Durante il terzo esorcismo sul piccolo David, Arne, descritto da tutti come il classico bravo ragazzo, divenne improvvisamente aggressivo e cominciò a sfidare ad alta voce l'entità maligna affermando che in realtà volesse impossessarsi di lui, sfruttando il piccolo David come "ponte" per raggiungere il suo scopo. Qualche istante dopo David si levò a mezz'aria e subito dopo mostrò segni di chiaroveggenza, predicendo l'omicidio di cui Arne sarebbe stato protagonista. I Warren, terminato l'esorcismo, contattarono la polizia di Brookfield e suggerirono di tenere d'occhio Arne. Nel novembre 1980 in casa Glatzel le cose sembrarono migliorare, anche se David dava ancora segni di disagio. I genitori, su consiglio del medico di famiglia, lo portarono da un psichiatra, che dopo aver visitato il giovane disse che non c'era nulla che non andasse in lui, ma che aveva solo un leggero ritardo nell'apprendimento, forse causato dalla sua difficoltà nel dormire. Ovviamente lo psichiatra non era stato messo a conoscenza del precedente tentativo di esorcismo, né degli avvenimenti pregressi a esso. Nessuno avrebbe immaginato che l'entità aveva cambiato bersaglio e si era "concentrata" su Arne Johnson, come da lui stesso predetto, tra l'altro. 
Proprio come il piccolo David,  Arne cominciò ad avere allucinazioni e a soffrire di vuoti di memoria. 
Il 16 Febbraio 1981 Arne si diede malato al lavoro e raggiunse Debbie al canile, dove lavorava per conto di Alan Bono, proprietario del canile oltre che loro padrone di casa. Quel giorno c'era anche la cugina di Debbie, Mary, di nove anni. Alan per l'occasione li aveva invitati a pranzo e, dopo che lui e Arne ebbero bevuto un po' troppo, i toni apparentemente tranquilli si accesero tra i due e Debbie, per sedare gli animi, aveva invitato sia Arne che Alan ad andarsene. Alan si era rifiutato e si era "fatto scudo" con la piccola Mary. Arne cominciò a ringhiare e  grugnire come faceva il piccolo David e come a lui stesso era capitato in altre occasioni dopo l'ultimo tentativo di esorcismo a quest'ultimo, prese un coltello e pugnalò diverse volte Alan al petto, conficcando la punta talmente in profondità da trafiggergli il cuore. Tra le urla di tutti i presenti Arne si dileguò, mentre Alan veniva portato in ospedale, dove morì qualche ora dopo per le ferite fin troppo gravi. 
Arne fu arrestato dalla polizia a circa due miglia dalla scena del crimine, che lo trovò in uno stato confusionale e pareva non ricordare nulla di ciò che era successo.



Lorraine Warren il giorno dopo si era recata alla centrale di polizia e aveva raccontato che Arne aveva compiuto l'omicidio di Alan Bono perché molto probabilmente era posseduto dal demonio. 
Anche l'avvocato di Arne, per difenderlo, si affidò all'attenuante della possessione demoniaca e durante la sua arringa difensiva disse: "I tribunali si sono occupati dell'esistenza di Dio e ora gli sarà chiesto di occuparsi dell'esistenza del demonio". Si appoggiò anche ad altri due casi simili discussi nei tribunali inglesi, in cui la possessione  demoniaca era stata usata come causa scatenante del delitto.


Articolo di giornale dell'epoca sul caso


La strategia difensiva non ebbe, però il successo sperato. Il giudice non ebbe alcun dubbio a giudicarlo colpevole, condannandolo per omicidio colposo di primo grado a 20 anni di carcere, ridotti a soli 5 anni perché Arne nel periodo di detenzione si era dimostrato molto collaborativo e aveva avuto una condotta esemplare. Arne e Debbie si sposarono dopo la sua scarcerazione e ancora oggi vivono insieme felici e sereni. Non ebbero più problemi di nessun genere, anche perché dopo tutto quello che era accaduto, la famiglia decise di trasferirsi altrove.



Questa storia ispirò due film:

Locandina di The Demon Murder Case






La storia ha ispirato anche un libro, "The Devil in Connecticut", uscito nel 1983 e ristampato nel 2006. Per questo libro autore e editore furono citati in giudizio dalla famiglia Glatzel per violazione della privacy. 
David, dopo qualche anno, dichiarò che la storia della possessione era stata tutta un'idea dei Warren, in modo da poter sfruttare le condizioni della sua malattia e farne un teatrino mediatico che facesse da cassa di risonanza per le loro attività investigative sul paranormale. 
Sia Lorraine Warren che Gerald Brittle, lo scrittore del libro, negano le affermazioni/accuse di David.



02 agosto 2021

La Shadow Doll

 





Abbiamo spesso parlato dei famosi demonologi Ed e Lorraine Warren e dei casi che hanno trattato e da cui hanno tratto ispirazione tantissimi film a tema horror. Uno dei nostri post, per esempio, parla della bambola Annabelle, una bambola di pezza posseduta da un demone alquanto potente e pericoloso. Ma la bambola Annabelle non è stata l'unica ad essere oggetto delle attenzioni dei Warren. Ce n'è un'altra, che attualmente si trova nel Warren's Occult Museum, la famosissima Shadow Doll. A differenza di tutte le altre bambole dall'aspetto innocente e rassicurante, infatti, la bambola Shadow ha un aspetto cupo e sgradevole. Non è nota l'origine di questa bambola, né tanto meno il motivo del perché fu creata con queste sembianze, ma i Warren affermarono che fosse stata utilizzata principalmente in riti satanici, e che la sua creazione fosse avvenuta per mezzo della magia nera, usando ossa umane, denti e unghie di origine animale. Si narra anche che, se questa bambola appare nei tuoi sogni, è altamente probabile che sia un incubo. Alta solo pochi centimetri, la Shadow Doll indossa un mantello nero e la sua testa è ricoperta da una strana chioma formata da centinaia di piume di corvo. La sua bocca è perennemente aperta, come se avessero voluto rappresentarla intenta in un urlo sempiterno.
I suoi occhi, minuscoli e inquietanti, è come se fossero alla ricerca dell'anima e delle paure più recondite di chi si azzarda anche solo a incrociarne lo sguardo. A differenza di Annabelle, la Shadow Doll è terrificante fin dal suo aspetto, ma stranamente, nel museo, è esposta senza alcuna teca protettiva. Questa bambola maledetta diffonde il suo male in modo insolito, ma non per questo meno efficace. Si dice che chiunque osi scattarle una foto, questa poi appaia nei suoi sogni, trasformandoli in veri e propri incubi. Chiunque l'abbia creata non l'ha fatto con l'intento di dar gioia ai bambini o per un semplice scherzo o ornamento di Halloween, no, chi l'ha fatta voleva far del male in maniera segnante a coloro che ne avessero avuto a che fare.




Una leggenda narra che alcune persone, dopo averla sognata, ne fossero rimaste talmente scosse da aver avuto un attacco di cuore. Si sa davvero ben poco del suo passato, le poche notizie giunte fino a noi provengono da ciò che sono riusciti a trovare i Warren con le loro ricerche e da un venditore di oggetti antichi, che essendo entrato in possesso di questo pericoloso oggetto, era riuscito a piazzarlo vendendolo a una coppia di collezionisti che erano rimasti colpiti dalle sue sembianze mentre curiosavano tra le cianfrusaglie impolverate di quel negozio. Dopo l'acquisto, però, erano cominciati i primi problemi. I due coniugi avevano iniziato a fare strani incubi e parlandone insieme, avevano capito che i loro non erano semplici incubi, ma avevano lo stesso incubo in comune, legato alla bambola Shadow. Inoltre il marito si era ritrovato con dei graffi su tutta la schiena e sul collo, a prima vista causati da mani e dita così piccole che potevano risalire solo alla bambola. 




A quel punto, i due si convinsero di contattare i Warren e affidare loro la Shadow Doll. 
Una delle paure che all'epoca convinse Lorraine Warren a prendere la bambola era legata alla magia nera che era stata utilizzata per crearla, una magia talmente potente che, se venisse distrutta, ciò che è stato relegato al suo interno sarebbe libero di accedere al nostro piano dimensionale e, di conseguenza, al nostro mondo.




Nel video di Lorraine Warren e del suo Warren's Occult Museum, al minuto 1:49 viene mostrata la bambola Shadow.